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SI alla Scuola pubblica
10 settembre 2007

n.zoller@trentinoweb.it
INFO SOCIALISTA 10 settembre 2007
a cura della segreteria regionale SDI, per i rapporti con l'azione nazionale dei
socialisti e del centro sinistra
tel. 338-2422592 - fax 0461-944880
Trento/Bolzano: www.socialistitrentini.it - www.socialisti.bz.it
Quindicinale - Anno 4°

Sommario:
o UN LIBRO, per cominciare: Fernando Savater, ETICA PER UN FIGLIO

o APPELLO PER UN PARTITO DEL SOCIALISMO EUROPEO IN ITALIA

o DAI SOCIALISTI UN CHIARO “SI” AL REFERENDUM SULLA SCUOLA


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UN LIBRO, per cominciare ("Tutte le cose del mondo conducono a una citazione o a un libro" Jorge L. Borges)

o Autore: Fernando Savater
o Titolo: ETICA PER UN FIGLIO
o Ed. Laterza, Roma-Bari, 1992
Le società egualitarie, e cioè democratiche, sono assai poco comprensive verso coloro che stanno al di sopra o al di sotto della media: colui che emerge viene voglia di prenderlo a sassate, e chi va a fondo viene calpestato senza tanti complimenti.

di Nicola Zoller

Fernando Savater, filosofo iberico, parla a suo figlio del bene e del male, con passione e insieme con humour. Così viene presentato Etica per un figlio (1992), un saggio che propone - come ricorda Gianni Vattimo - un’etica laica, senza sussulti e senza miti. Se si pensa che il nostro paese è caduto in preda di un moralismo estremo e mendace proprio mentre questo libro vedeva la luce, diventa allora obbligatorio per questa noterella soffermarsi sull’ultimo capitolo del libro, dedicato - appunto - alla politica.
Cosa scrive Savater? Parole che tutti dovremmo provare a meditare, riga per riga. Innanzitutto si domanda se l’etica e la politica hanno qualcosa in comune. Per quanto riguarda il loro scopo - risponde l’autore - sembrano fondamentalmente imparentate. L’etica è l’arte di scegliere quello che conviene di più a noi singoli individui, alla ricerca di vivere nel modo migliore possibile. L’obiettivo della politica è quello di organizzare al meglio la convivenza sociale, in modo che ciascuno possa scegliere ciò che gli conviene. Dato che nessuno vive isolato ( e trattare umanamente i nostri simili è la base per vivere bene), chiunque si ponga la preoccupazione etica di vivere bene non può disinteressarsi della politica. Sarebbe come pretendere di star comodo in una casa senza voler saper nulla dei rubinetti, dei topi, del riscaldamento, dei calcinacci che cadono e possono far crollare l’intero edificio mentre dormiamo.
Chiaro ? Non del tutto o, meglio, non per tutti. “La politica è una vergogna. I politici non hanno morale” ! Savater richiama queste battute per domandare al figlio quante altre cose del genere abbia sentito ripetere migliaia di volte. Allora - continua il padre filosofo - la prima norma è quella di diffidare di tutti quelli che credono di avere l’obbligo ‘sacrosanto’ di lanciare tuoni e fulmini morali contro la gente ‘in generale’, i politici, le donne, gli ebrei, i farmacisti o il puro e semplice essere umano preso in quanto specie. L’etica non è un’arma da lancio né una munizione per sparare cannonate sul prossimo e colpirlo nella stima di sé stesso. E ancor meno sul prossimo in generale, come se gli esseri umani fossero fatti in serie come le ciambelle. L’etica serve soltanto a tentare di migliorare sé stessi, non a fare una predica di belle parole al vicino, e l’unica cosa che l’etica sa per certo è che il vicino, tu, io e tutti gli altri, siamo fatti artigianalmente , uno per uno, con amorevole diversificazione. Perciò a chi ci ruggisce nell’orecchio: “Tutti i...( politici, neri, capitalisti, australiani, pompieri e quello che si vuole) sono degli immorali” si può rispondere gentilmente: “Pensa per te, stupido !” o qualcosa di simile.
Ma allora - si interroga Savater - perché i politici hanno una così brutta fama? In fin dei conti in una democrazia siamo tutti politici, direttamente o in rappresentanza di altri. La cosa più probabile è che i politici assomiglino molto a coloro che li votano, forse anche troppo; se fossero molto diversi da noi, molto peggiori o straordinariamente migliori, è certo che non li voteremmo per rappresentarci nel governo. Solo i governanti che non arrivano al potere per mezzo di elezioni generali ( come i dittatori, i leader religiosi o i re) basano il proprio prestigio sul fatto di essere considerati ‘diversi’ dagli uomini comuni. Dato che sono diversi dagli altri, credono di avere il diritto di comandare senza sottomettersi alle urne e assicureranno molto seriamente che il ‘vero’ popolo sta con loro, che la ‘piazza’ li appoggia con tanto entusiasmo che non è neanche necessario contare i loro sostenitori per sapere se sono molti o meno di molti. Invece coloro che vogliono raggiungere le cariche pubbliche per via elettorale - constata Savater - fanno di tutto per presentarsi al pubblico come gente comune, molto ‘umana’, con le stesse debolezze, gli stessi problemi e piccoli difetti della maggioranza del cui consenso hanno bisogno per governare. Naturalmente propongono idee per migliorare la gestione della società e si considerano capaci di metterle in pratica con competenza, ma sono idee che qualsiasi persona deve poter comprendere e discutere, così come devono accettare anche la possibilità di essere sostituiti se non sono tanto competenti quanto hanno detto o tanto onesti come sembrava. Tra questi politici ve ne saranno di puliti e altri con la faccia di bronzo e profittatori, come capita tra i pompieri, i professori, i sarti, i calciatori e in qualsiasi altro ambiente. Ma allora - incalza il nostro filosofo - da dove viene la loro cattiva fama ?
Per cominciare, occupano posti particolarmente ‘in vista’ e privilegiati nella società. I loro difetti sono più pubblici di quelli di altre persone, e inoltre hanno maggiori occasioni di incorrere in piccoli e grandi abusi rispetto alla maggioranza dei cittadini. Anche il fatto di essere conosciuti , invidiati e addirittura temuti non li aiuta ad essere trattati con equanimità. Le società egualitarie , e cioè democratiche, sono assai poco comprensive verso coloro che stanno al di sopra o al di sotto della media: colui che emerge viene voglia di prenderlo a sassate, e chi va a fondo viene calpestato senza tanti complimenti.
Ecco dunque, in conclusione, i consigli di Savater al proprio figliolo: non stare a sentire quelli che ti dicono che il mondo è politicamente invivibile, che va sempre peggio, che nessuno può vivere bene in condizioni tanto ingiuste, violente e aberranti come quelle del presente; le stesse cose le hanno dette in tutte le epoche e a ragione, perché le società umane non sono mai state ‘dell’altro mondo’, come si suol dire, sono sempre state di questo mondo e perciò piene di difetti, di abusi, di delitti; però in tutte le epoche ci sono state persone capaci di vivere bene o perlomeno impegnate a tentare di vivere bene. Nessun sistema politico - aggiunge Savater - è così cattivo che in esso non vi possa essere nulla di buono: per avverse che siano le circostanze, la responsabilità finale dei propri atti ce l’ha ognuno di noi e il resto sono alibi. Allo stesso modo, nasconde la testa sotto la sabbia chi sogna un sistema politico perfetto (‘utopia’, lo chiamano di solito) in cui tutti quanti sarebbero ‘automaticamente’ buoni perché le circostanze non permettono di fare il male. Purtroppo il male sarà sempre alla portata di chi ‘voglia’ il male, ma per quanto male vi sia in giro vi sarà sempre del bene per chi ‘voglia’ il bene.
“Addio, amico lettore, cerca di non passare la vita nell’odio e nella paura”: così, con queste parole di Stendhal, ci saluta il nostro moderno mèntore, il professore di etica Fernando Savater, che ha parlato ad un figlio perché anche noi potessimo intendere.

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Appello per un partito del socialismo europeo in Italia

Alle compagne, ai compagni e a tutti coloro che si riconoscono nei valori del Socialismo italiano ed europeo e in quelle forze che hanno fatto la storia della Sinistra italiana.
Colpisce e preoccupa che con la nascita del Partito Democratico venga meno in Italia una grande forza socialista e democratica, laica, riformista, parte integrante della grande famiglia del Socialismo europeo. La domanda cruciale allora è: serve all'Italia di domani una grande forza della Sinistra riformista, laica e di governo che possa vivere e radicarsi nella società?
Per noi la risposta è sì.
E, aggiungiamo, che ciò comporterà necessariamente che sia parte integrante della più grande casa dei riformisti europei, della più consistente forza della Sinistra europea, il PSE, e sul piano mondiale dell’Internazionale Socialista.
Al vuoto politico che si viene a creare con la scomparsa dei DS, riteniamo quindi si debba rispondere con un’iniziativa unitaria e di rinnovamento nel campo della Sinistra italiana.
Dunque quale Sinistra?
Certo non una categoria generica come la “Sinistra”. Questo è un errore che non vogliamo compiere. Ecco perché riteniamo dirimente per la nostra iniziativa e per il nostro rinnovamento il riferimento al Socialismo europeo ed internazionale e al complesso di valori e di principi che esso rappresenta.
Il partito post-ideologico non rappresenta la risposta ai complessi problemi della società italiana, per risolvere i quali serve un riformismo coerente ed efficace, che a quei valori e a quei principi sappia ispirarsi.
Le grandi sfide si possono vincere se c’è un pensiero forte a sostegno dell’azione politica.
Siamo consapevoli che se si vuole davvero una sinistra all'altezza dei tempi e dei problemi che abbiamo di fronte bisogna che sulle rivendicazioni orgogliose prevalga lo spirito critico verso il passato il quale altro non è se non la vera fiducia nel futuro e nelle proprie idee.
Vogliamo cioè che si affermi una rinnovata e fiduciosa convergenza di uomini e di donne, giovani ed adulti che partendo dalle loro precedenti esperienze si rendano disponibili a viverne insieme una nuova. Il nuovo Socialismo non dovrà – per dirla con Carlo Rosselli - essere” il frutto di appiccicature di partiti e partitelli ormai sepolti, ma organismo nuovo dai piedi al capo, sintesi di tutte le forze che si battono per la causa della libertà e del lavoro”.
Le parole del Socialismo sono sempre attuali: libertà, uguaglianza, lavoro, giustizia, progresso sono centrali nell’azione politica dei nostri giorni, ma il loro significato è profondamente cambiato rispetto a quello del secolo passati.
Non a caso si è parlato in Spagna di “Socialismo dei cittadini”, perché il grande merito dei socialisti, dei socialdemocratici e dei laburisti europei è stato ed è quello di estendere la battaglia per la tutela del singolo nelle grandi formazioni economiche e sociali in cui è inserito, a quello della tutela e dell’affermazione dei suoi diritti civili senza discriminazioni.
Il Socialismo si è sempre identificato con il progresso.
Per noi, oggi, il nuovo Socialismo si identifica con un’azione politica consapevole in grado di ridistribuire pienamente i risultati del progresso civile, economico, sociale e culturale, la società in tutti i suoi generi, in tutte le sue classi sociali, in tutte le sue provenienze etniche, senza esclusioni.
Una società laica, di credenti e non credenti che si rispettano reciprocamente.
Oggi il Socialismo può costituire quel complesso di valori e di principi che ispirano l’azione politica concreta per raggiungere questi obiettivi, per saldare le ragioni delle vecchie e delle nuove generazioni.
Il pensiero socialista deve dare un contributo determinante al perseguimento della pace nel mondo, a risvegliare la critica agli effetti di una globalizzazione che accresce le disuguaglianze e che non tutela l'ambiente dai fenomeni che lo minacciano, a difendere il lavoro in tutte le sue forme, in particolare quelle precarie e quelle irregolari, ad affermare una moderna società della conoscenza, a imprimere una spinta a elaborare politiche che ridiano un ruolo ai poteri pubblici democraticamente legittimati, a rifiutare la riduzione dei governi a enti amministrativi, ad agire sempre nell'interesse generale del Paese.
Il pieno riconoscimento della libertà umana in ogni sua molteplice espressione costituisce una delle sfide più alte del Socialismo moderno. La riaffermazione dell'etica dei doveri e della responsabilità nella gestione della cosa pubblica sono una sfida irrinunciabile per tutti i progressisti.
Questi sono obiettivi forti e giusti, che vanno perseguiti con chiarezza e determinazione.
Una forza politica della Sinistra italiana collocata nel Socialismo europeo è condizione necessaria perché si sviluppi positivamente quel dialogo unitario che noi vogliamo portare avanti all’insegna dell’unità e della chiarezza.
Privare gli italiani dei valori del Socialismo democratico nel nostro paese non è solo sbagliato ma costituirebbe anche un imperdonabile errore strategico perché indebolirebbe la Sinistra italiana, privandoci della forza più innovativa e di cambiamento potenzialmente presente nel nostro paese e implicherebbe l'accettazione della cosiddetta anomalia italiana avendo addirittura l'ambizione di esportarla in Europa.
Nessun progressista può accettare passivamente tutto questo.
Il pensiero e l’azione socialista e democratica rappresentano la più avanzata frontiera di innovazione sociale, culturale e civile nelle moderne democrazie.
Occorre, quindi, promuovere e dare vita a una forza della Sinistra ancorata ai valori del Socialismo democratico, decisa a tutelare la laicità dello Stato continuamente aggredita e troppo spesso negata, animata dalla volontà di difendere gli interessi del mondo del lavoro in continuo dialogo con il movimento sindacale, impegnata a contribuire a valorizzare il ruolo dell’impresa al fine di favorire uno sviluppo sostenibile, capace di far crescere la società nella coesione sociale e nell'unità nazionale e determinata a restare nel Socialismo europeo.
Questa forza va costruita in modo partecipato e dal basso, per ottenere che sia realmente aperta a tutti coloro che, socialisti, laici, democratici, ambientalisti, si riconoscano in questo ambizioso progetto.
Lanciamo quindi un appello a quanti sono disponibili alla costruzione di un nuovo partito socialista in Italia come nel resto d’Europa, consapevoli che ogni altro ulteriore indugio avrebbe l’effetto di disorientare, disperdere e dividere un’area politica che dobbiamo invece riunire e rilanciare.

Enrico Boselli, Gavino Angius, Valdo Spini


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DAI SOCIALISTI UN CHIARO “SI” AL REFERENDUM SULLA SCUOLA
una battaglia democratica, anche se di minoranza e di testimonianza

…sapppiamo che tra disinformazione e non incentivazione al voto ad opera di strutture potenti, il referendum può essere un’occasione perduta. Ma ciò non avvilisce, anzi rinforza il nostro impegno per una battaglia democratica, anche se di minoranza e di testimonianza. Un testimonianza comunque di alto significato, perché intende difendere con nettezza una norma costituzionale e il principio che i finanziamenti pubblici debbano andare a sostegno della centralità della scuola pubblica…

L’Esecutivo provinciale dei Socialisti democratici italiani (SDI) riunitosi per fissare gli impegni legati alla costituzione entro fine anno di una nuova organizzazione unitaria del Partito del Socialismo europeo anche in Italia e in Trentino, è intervenuto anche sull’imminente referendum sulla scuola che si terrà in Trentino il 30 settembre. I Socialisti chiedono ai cittadini, non solo di andare a votare come è normale in un sistema libero e democratico, ma anche chiaramente di votare SI’. Precisamente un “si” all’abrogazione dell’art. 76 della legge provinciale sulla scuola, per abolire il finanziamento pubblico, sotto qualsiasi forma, alle scuole private, ad esclusione di quelle a cui la Provincia ha affidato la formazione professionale. Non è assolutamente in discussione la libertà di istituire scuole private, ma si tratta di rispettare il principio fissato dalla nostra Costituzione repubblicana la quale all’articolo 33 afferma che tale diritto debba essere esercitato “senza oneri per lo Stato”.
La questione dovrebbe essere tanto chiara per tutti, e invece siamo stati costretti a proporre – assieme alle forze più sensibili sui temi della laicità e della giustizia - questo referendum abrogativo. Sappiamo anche che tra disinformazione e non incentivazione al voto ad opera di strutture potenti, il referendum può essere un’occasione perduta. Ma ciò non avvilisce, anzi rinforza il nostro impegno per una battaglia democratica, anche se di minoranza e di testimonianza. Un testimonianza comunque di alto significato, perché intende difendere con nettezza una norma costituzionale e il principio che i finanziamenti pubblici debbano andare a sostegno della centralità della scuola pubblica, affinché essa possa rendere un servizio sempre più qualificato oltre che gratuito per tutti. La scuola pubblica infatti non dovendo essere un organismo di parte, con preferenze ideologiche o religiose, è l’istituzione che meglio può e deve garantire lo sviluppo più libero e pluralistico dei nostri figli. Ribadiamo che con i soldi pubblici questa è la scuola da finanziare, la quale in quanto pubblica è per la Costituzione “aperta a tutti” e gratuita, potendo quindi dare applicazione anche all’articolo 34 secondo cui “i capaci e i meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi”.
Per queste ragioni, per il rispetto che dobbiamo alla Costituzione ed ai menzionati principi di imparzialità e giustizia, lo SDI invita tutte le elettrici e gli elettori trentini a votare SI’ al referendum del 30 settembre.


Esecutivo provinciale S.D.I. del Trentino




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