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AL Dirett. de l'ADIGE sul PD
25.4.08

INFO SOCIALISTA 25 Aprile 2008
a cura di n.zoller@trentinoweb.it
- per la Costituente del PARTITO SOCIALISTA in Trentino-Alto Adige
collegata all'azione nazionale dei socialisti e del centro sinistra -
tel. 338-2422592 - fax 0461-944880 Trento/Bolzano: www.socialistitrentini.it
www.partitosocialistatrentino.it - www.socialisti.bz.it
Quindicinale - Anno 5°

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GRAZIE ALL'ON. VALDO SPINI

Anche e soprattutto a nome di Valdo Spini - capolista del PS alla Camera per il Trentino Alto Adige - ringraziamo tutti coloro che si sono impegnati per le elezioni politiche: Valdo ci scrive espressamente di aver trovato qui in Trentino - Alto Adige oltre che delle compagne e compagni veri, anche dei veri amici con i quali intende continuare a collaborare per la causa comune.
Siamo noi naturalmente a dover ringraziare in primis il compagno Valdo, che noi - dalla sua Firenze - abbiamo richiesto come capolista in Regione: con lui a fianco è stato bello e importante esporsi in una battaglia aspra, del cui esito parliamo qui più avanti. Grazie ancora on. Spini.
I SOCIALISTI DEL TRENTINO-ALTO ADIGE
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Boselli: il Partito socialista continuerà a vivere
Il risultato elettorale segna una grave e severa sconfitta del Partito socialista. So bene che le vittorie hanno molti padri e molti madri, mentre le sconfitte sono solitamente figlie di nessuno. Questo, però, non è né il mio atteggiamento né il mio comportamento. Delle scelte che abbiamo fatto e delle conseguenze che ne derivano io mi assumo pienamente la responsabilità politica. Per questo motivo, non appena ho appreso l’esito del voto, mi sono dimesso dalla guida del Partito socialista, pur avendo svolto questo ruolo, non come segretario ma come candidato premier.
Continuo a pensare che i socialisti non potevano accettare il diktat di Veltroni salvando qualche posto di parlamentare in cambio di uno scioglimento del nostro partito. Se avessimo imboccato questa strada, avremmo rinunciato alla nostra dignità politica. I più di settantamila nostri iscritti avrebbero interpretato la nostra resa a Veltroni solo come una scelta opportunista. Nella mia esperienza politica ho avuto sempre come bussola quella di mantenere la nostra autonomia. Non piegarsi ai ricatti è la premessa basilare per essere una comunità libera. Questa sconfitta dei socialisti si colloca in una situazione nella quale si è determinato un vero e proprio terremoto politico.
Il dato saliente, sul quale si dovrà riflettere, è la vittoria travolgente di Berlusconi. Il centrodestra ha avuto un voto a valanga che ha dato a Berlusconi un’ampia maggioranza non solo alla Camera, come era prevedibile, ma anche al Senato nel quale la partita si presentava più difficile a causa della legge elettorale in vigore. L’affermazione della Lega, ma anche quella di Di Pietro, mettono in rilievo la politica dell’ondata populistica che ha marcato il voto del 13 aprile. Questa slavina è venuta addosso a tutta l’area del centro sinistra che si è così attestato ad un livello fra i più bassi da quando è entrato in crisi dopo l’‘89 il vecchio sistema politico. La frana più vistosa e consistente è stata subita dalla Sinistra Arcobaleno che ha perso più di otto punti in percentuale rispetto alla somma di voti di Rifondazione comunista, dei Comunisti Italiani, dei Verdi e di quelli – non calcolabili – della Sinistra democratica di Fabio Mussi. Di questa enorme perdita non si è avvantaggiato in misura significativa il Partito democratico. Il voto ci racconta un’Italia, dove i temi della sicurezza, dell’inefficienza della Pubblica Amministrazione e dei servizi sociali, dell’immigrazione e delle tasse sono stati avvertiti come fondamentali. Dobbiamo interrogarci sul perché siano stati Berlusconi e Bossi a interpretare e rappresentare meglio di tutti questo profondo e diffuso disagio sociale. Le famiglie che fanno fatica ad arrivare a fine mese con bilanci assai magri e la precarietà del lavoro giovanile e non avrebbero dovuto avere a riferimento la destra ma la sinistra. È pur vero che la storia del Novecento ci mostra esempi nei quali gravissime crisi economiche e finanziarie hanno avuto uno sbocco a destra e talvolta, autoritario e totalitario. Vi sono, però, altri esempi, come il New Deal roosveltiano nei quali si è aperta una stagione riformista. L’esito della crisi dipende in larga parte, dal comportamento degli attori politici che si fronteggiano.
Se la vittoria del centrodestra ha due nomi, Berlusconi e Bossi, la sconfitta ne ha uno solo: Veltroni. Il cedimento strutturale della sinistra italiana è stato ampiamente perseguito da Veltroni con il solo scopo di bilanciare la vittoria annunciata di Berlusconi con un successo, che non c’è stato, del Partito democratico. Si può affermare, e con più di un fondamento, che Veltroni ha asfaltato la strada del ritorno al potere del Cavaliere. È sua la responsabilità principale di avere messo fine alla maggioranza che sosteneva il Governo Prodi (Mastella sull’onda di un incidente giudiziario ha solo staccato la spina) e di aver aperto le porte alle elezioni anticipate. È sua la responsabilità di non avere neppure tentato di costruire una più ampia coalizione sulla base di un programma riformista e di avere mandato allo sbaraglio tutto il vecchio centro sinistra. È sua la responsabilità di aver non solo accettato ma sostenuto lo stesso modello culturale portato avanti da Berlusconi, cavalcando il populismo contro le istituzioni democratiche e puntando, come il Cavaliere, ad un presidenzialismo irresponsabile senza regole e senza partiti. Di fronte a queste scelte ci aspettiamo una riflessione critica dall’interno del Partito democratico, che vada oltre la solidarietà di facciata, che è stata data finora a Walter Veltroni.
Noi socialisti siamo stati investiti in pieno da questo terremoto che non ha risparmiato nessuno. Non sarà facile risalire la china, ma non è impossibile. In questa nostra campagna elettorale i nostri compagni e le nostre compagne si sono prodigati con generosità e con impegno. Esprimo a tutti un ringraziamento sincero. Le nostre elettrici e i nostri elettori hanno coinciso pressappoco con la nostra comunità politica. Questo è un tesoro di energie dal quale si può e si deve ripartire. È necessario non perdersi d’animo neppure in questa nuova circostanza politicamente drammatica. La nostra reazione deve essere forte ed immediata. Dobbiamo realizzare un profondo rinnovamento dei nostri gruppi dirigenti, realizzare una nostra forte unità, costruire una nuova strategia politica che si collochi in un più ampio processo di ripensamento critico della sinistra e dello stesso Partito democratico.
Per questi scopi vi propongo di convocare per il 7 giugno il Congresso Nazionale del nostro partito. Devono essere, infatti, le nostre iscritte e i nostri iscritti a scegliere un nuovo gruppo dirigente che riesca a portarci fuori da questo stato di gravi difficoltà nel quale non siamo più presenti in Parlamento e non potremo neppure avere – se i dati elettorali del Ps verranno confermati – il rimborso elettorale. Siamo stati, comunque, nel corso della nostra storia temprati dalle difficoltà. Chi pensa che il Ps si disperderà e con esso il patrimonio ideale, morale e politico del socialismo italiano si sbaglia e saremo noi con il nostro impegno a dimostrarlo.
Per quanto mi riguarda non devo che confermare quanto sinora ho detto: continuerò a dare il mio contributo al Partito socialista ma non più con un ruolo di guida politica. Mi auguro – ed anzi ne sono certo – che dal Congresso uscirà un nuovo gruppo dirigente all’altezza della situazione. Su una cosa non ho dubbi: il Partito socialista continuerà a vivere.Il partitoLa storia

I socialisti ci sono. Buoni i risultati delle amministrative
“Nonostante Veltroni i socialisti non sono scomparsi” Lo afferma Alberto Nigra, responsabile della Comunicazione del Partito socialista analizzando i dati delle amministrative. In particolare alle provinciali c’è da segnalare il 6,5% di Foggia contro il 3,5 delle politiche; il 5,8 di Massa Carrara contro il 2,3% e il 4,8 di Benevento contro l’1,2 %. Per quanto riguarda i comuni, tra gli altri, segnaliamo il risultato di Brescia, dove la lista del candidato sindaco Laura Castelletti ha preso il 6,7% mentre alle politiche il risultato è stato solo dello 0, 54; di Pescara dove il Ps ha preso il 2,9% contro lo 0,8%; di Pisa con il 3,9% contro l’1% delle politiche, di Asti con il 2,6 contro lo 0,5. Nei comuni superiori ai 15.000 abitanti c’è da segnalare il caso eclatante di Casoria, dove il candidato sindaco socialista Tommaso Casillo è andato al ballottaggio e il Ps ha preso il 22,5% con oltre 10.000 voti contro il 2,82% delle politiche; di Afragola con il 4,3 a fronte dello 0,86; di San Giovanni Rotondo 4,8% contro l’ 1,16; di Orbassano 7,4% contro l’1,8%; Ivrea 4,1% contro l’1,5; di Ferentino 5,8 contro il 3,1; di Sant Elpido a Mare 3,2 contro 0,6. Sono risultati - prosegue l’esponente socialista - che evidenziano il radicamento territoriale, la popolarità dei nostri candidati, in presenza di una legge elettorale che consente di esprimere le preferenze, la logica delle alleanze che premia le forze coalizzate e non la scelta di parte esercitata dal Pd, accompagnata dalla truffaldina campagna sul voto utile, rivelatosi poi inutile, architettata da Veltroni, che ha ottenuto l’unico risultato di far vincere clamorosamente Berlusconi. Il Congresso del Partito socialista – conclude Nigra - dovrà riflettere con estrema attenzione su questi risultati, valorizzarli nella formazione del gruppo dirigente e ricostruire una presenza a partire da questo segnale positivo”.
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LA PIANTA SOCIALISTA NON E’ STATA ESTIRPATA
dal TRENTINO e da l' ALTO ADIGE del 10 aprile 2008
Il compagno Augustin, esponente storico del socialismo bolzanino, è così interventuto sull'esito del voto:
Se i nipotini di Lenin e Stalin non fossero stati
ossessionati dall'antica aspirazione di far scomparire
dalla scena politica i nipotini di Turati e Matteotti, per
semplificare il quadro politico in Italia avrebbero
privilegiato una fusione più omogenea, fra partiti
aderenti all'internazionale socialista e al partito
socialista europeo. E oggi la sinistra italiana
esisterebbe ancora, ovvero avrebbe ancora una sua identità
chiaramente percepibile anche nell'Europa unita.

Ma la nausea che provocava in loro la sola parola
"socialista" li ha invece indotti a preferire il
matrimonio con i nipotini di don Sturzo e De Gasperi,
formando però così solo una unione di fatto che, varcate
le Alpi, è costretta a separarsi nuovamente non trovando
in Europa un riscontro né negli altri Paesi europei né
nell'assise internazionale che li rappresenta.

Forse oggi nel loro intimo esultano, nonostante la
sconfitta (della quale peraltro sono andati in cerca),
perché credono e sperano di essere riusciti laddove i loro
avi hanno per più di un secolo fallito.

Ma le mutevoli vicende umane ci inducono a credere che le
bocce non siano ancora ferme e che quello dell'aprile 2008
non sia ancora il giudizio della Storia.

Giuseppe Augustin

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IL PARTITO SOCIALISTA: DALLA SCONFITTA ALLA RINASCITA - di Matteo Salvetti

Sta per calare il sipario su queste elezioni che consegnano l’Italia nuovamente nelle mani di Berlusconi e soprattutto in quelle della Lega Nord. Come noi socialisti avevamo previsto, la strategia elettorale scelta dal Partito democratico di Veltroni ha avuto come effetto collaterale alla ovvia sconfitta la cancellazione pressoché totale delle forze della sinistra riformista, movimentista, verde e radicale. Il Partito socialista non avrà seggi in Parlamento come, del resto, anche i compagni della Sinistra arcobaleno. Riempie di tristezza pensare che oggi l’opposizione alla peggiore destra xenofoba e populista sia rappresentata in Parlamento da due partiti che amano definirsi “non di sinistra” e che hanno concorso, promuovendo la favola putiniana del “voto utile”, all’annientamento delle forze autenticamente progressiste nel nostro Paese. Peggio di così non poteva andare anche se ora a mente fredda e con una buona autocritica risulterà più facile individuare quali sono stati gli errori nostri e della sinistra nella campagna elettorale se è vero che, come afferma un noto gruppo musicale tedesco “mein Ruin ist mein Triumph” ovvero “la mia rovina è il mio trionfo”.
Parlo quindi innanzitutto per noi socialisti: dobbiamo capire come uscire dal tunnel della rassegnazione e farlo al più presto con scelte coraggiose di coerenza. Niente è perduto. Lo dice bene Settembrini nel suo “C’è un futuro per il Socialismo? E se sì, quale?”; non si illudano le forze reazionarie, conservatrici e populiste che si apprestano a governare: finché esiterà il problema della disuguaglianza fra gli uomini il socialismo avrà sempre una ragione per esistere. Bisogna quindi cominciando analizzare con scientificità i mutamenti della società trentina anche se questo può far soffrire. Vedere infatti, anche nel nostro Trentino, l’affermarsi di una forza politica così violentemente estranea alla cultura di questo territorio come la Lega Nord non è affatto facile da digerire. La nostra terra sembrava fino a pochi giorni fa ospitale e attenta ai valori della collaborazione, della solidarietà e dell’integrazione. Evidentemente non avevamo interpretato bene la realtà.
Con rammarico, essendo quest’argomento a me particolarmente caro, devo notare come il tema immigrazione non sia stato adeguatamente affrontato da noi socialisti. Parlare con termini vaghi di una maggiore attenzione al problema della sicurezza non garantisce di per sé un successo elettorale. Bisognava andare oltre l’aggressività della Lega partendo dal semplice dato di fatto che, se è vero che in Trentino la quota di popolazione straniera su quella autoctona ha superato il 5 % , è altrettanto vero che non si sono affatto raggiunti livelli critici di criminalità. Certo, si sarebbe andati contro la cultura dominante, imposta dal mezzo televisivo, che presenta ai cittadini un immigrato clandestino “per scelta” e quasi sempre alle prese con situazioni delittuose, ma si doveva innanzitutto rassicurare i cittadini. La maggior parte dei tanto temuti clandestini si ritrova sprovvista di permesso di soggiorno per le difficoltà che incontrano nello sbrigare le pratiche burocratiche italiane necessarie al rilascio di tale documento. La paura del diverso genera poi una sorta di “sindrome da insicurezza” che è più percepita che reale. Nessuno parla delle morti bianche quando sui cantieri di lavoro a morire sono operai rumeni e albanesi. Nessuno parla delle migliaia di badanti , quasi sempre in nero e quindi di fatto “ clandestine”, che aiutano il nostro meraviglioso welfare provinciale. Ci sono quindi clandestini buoni e clandestini cattivi? Il muratore clandestino è forse meno apprezzabile della badante ucraina senza permesso di soggiorno che presta il suo servizio per i nostri nonni? Noi socialisti, dispiace dirlo, non abbiamo sviluppato una posizione chiara sul tema. E saremmo stati senz’altro in grado di farlo. Dobbiamo cercare di convincere i trentini una volta per tutte che non è normale promuovere una raccolta di firme per evitare la costruzione di luoghi di culto diversi dai nostri e che non c’è proprio nulla da ridere di fronte ai cartelloni elettorali leghisti: se a “Padania cristiana mai mussulmana” fosse stato sostituito “ Padania cristiana mai ebrea”, i trentini e gli italiani si sarebbero forse indignati di più?

Errori palesi si sono avuti anche nella gestione dell’intera campagna elettorale. Parlo con gli occhi di chi si è impegnato per la prima volta attivamente nella promozione delle idee del proprio partito. È vero, partivamo con gli sfavori del pronostico e a lungo abbiamo dovuto remare contro corrente, visto i pochi spazi a noi dedicati sui Media nazionali ma questo giustifica solo in parte l’insuccesso elettorale. Non basta purtroppo schierare un candidato di alto valore politico e umano come Valdo Spini se poi manca ogni tentativo, perché di questo si tratta, di coinvolgimento della cittadinanza alle nostre idee, ai nostri progetti per la costruzione di un’Italia migliore. Faccio un esempio: mi sono ritrovato da solo qualche giorno fa nel mio paese, senza che nessuno me lo avesse chiesto, a distribuire volantini elettorali casa per casa, e poi anche alla stazione dei treni di Rovereto. Come poteva l’elettore rendersi conto della nostra presenza? La Lega, ad esempio, si è presentata ovunque con i propri gazebo. Ne ricordo uno, in centro a Rovereto, dove Fugatti e un giovanissimo aderente leghista semplicemente si facevano conoscere dalla cittadinanza offrendo niente più che qualche volantino e dello spritz. Tanto è bastato. Non si tratta, come si può notare di una difficile e costosa manovra e pertanto mi auguro, e se possibile spero di poterlo fare di persona, che anche i socialisti abbiano presto un loro gazebo e un loro spazio di dialogo con i cittadini. Una presenza costante in tal senso vale molto di più che non mille parole scritte sui quotidiani locali che sfuggono alla maggior parte dei lettori non abituali. Da questo punto di vista vorrei vedere insomma dei socialisti più concreti e meno frequentanti i salotti del potere.
In tal senso purtroppo è anche da criticare la decisione di inserire il simbolo del neo nato Partito socialista all’interno di una coalizione cresciuta principalmente attorno alla SVP, una partito che certamente poco o nulla ha a che spartire con la storia della sinistra. Gli elettori non hanno capito questa scelta bocciando un partito territoriale così nato e spalancando le porte all’affermazione della Lega Nord . Al senato, chiaramente, gli elettori di sinistra si sono buttati a capofitto verso l’unico partito nel quale si sentivano più o meno rappresentati e da qui il “successo” locale della Sinistra arcobaleno. Dobbiamo ripensare attentamente le nostre alleanze e chiederci se vogliamo svendere i nostri valori alla Margherita di Dellai e alla SVP oppure tentare altri approcci, che io ritengo più coerenti e fruttuosi. La pesante sconfitta sta generando infatti nella Sinistra arcobaleno un processo di scissione con dei risultati che potrebbero riguardare anche noi socialisti. La Sinistra democratica di Salvi parla apertamente della volontà di creare o far parte di un nuovo partito socialista mentre anche Migliore e Bertinotti parlano di unità a sinistra. Ritengo che, con l’esclusione di Diliberto e delle sue nostalgie sovietiche, il dialogo per creare un Partito socialista più ampio ed importante possa aprirsi a tutti. Bisogna superare le distinzioni imposte dalla Guerra fredda e riconoscere gli sforzi di Bertinotti, già socialista lombardiano, per portare il suo partito fuori da ogni tentazione comunista. Le condizioni attuali non sono certo paragonabili a quelle della netta divisione tra Craxi e Berlinguer! Davanti al successo della Lega appare chiaro come la tutela del principio dell’uguaglianza tra gli uomini senza distinzione di razza, sesso e nazionalità sia in pericolo: attorno a questo valore fondante della sinistra dovremmo avviare il nostro schema futuro di alleanze. Mi auguro quindi fortemente che, nel prossimo avvenire, il Partito socialista anche a livello locale non cerchi più di confondersi in alleanze trasformiste dai contorni politicamente poco chiari nelle quali conta più il numero dei partiti partecipanti che la qualità delle idee messe in campo. Da giovane socialista, con poca esperienza di politica attiva alle spalle, non posso non far notare come la coerenza e il seguire una linea ben determinata e stabile nel tempo rappresenti una grande virtù , apprezzabile anche nella sconfitta dall’elettorato.

Noi socialisti dovremmo inoltre impegnarci maggiormente nel cercare di coinvolgere l’elettorato giovane, ora in mano alla Lega Nord e alle forze di destra. I giovani dovrebbero essere il nostro investimento per il futuro e a loro dobbiamo rivolgerci direttamente. La mia generazione e ancor più quella che sta crescendo, conosce l’Europa, viaggia, parla come minimo due lingue straniere e si interessa dei successi di governo di Zapatero in Spagna, dei socialisti in Francia e dei socialdemocratici svedesi. Se i socialisti sapranno dare una immagine forte e decisa i risultati non mancheranno. Per tutto il corso della campagna elettorale invece, anche in alcuni discorsi di Boselli, ho letto il tentativo di recuperare al voto socialista elettori del PSI craxiano orientati da tempo verso altre formazioni politiche, anche di destra. Mi auguro che la retorica sulla cosiddetta diaspora socialista finisca prima possibile perché sta causando più danni d’immagine che altro: mi sembra abbastanza chiaro, come sostenuto del resto dallo stesso Valdo Spini in un suo scritto, come una delle colpe più gravi del cosiddetto “Craxismo” fosse stata quella di voler allargare la base del PSI a persone che nulla avevano a che spartire con le idee socialiste. Parte di queste le ritroviamo ormai saldamente nell’attuale Partito delle libertà. Perché quindi volerle attirare a tutti i costi all’interno del Partito socialista, finendo così per gettare delle ombre sulla campagna di coerenza e chiarezza proposta da chi, come Boselli, ha sempre militato in coalizioni di centro-sinistra? In tal senso la presenza di De Michelis , inutile nasconderlo, non ha certamente giovato al ringiovanimento dell’immagine del partito. Col senno di poi anche la proposta fatta da Boselli, di un seggio di rappresentanza al senato per Mastella si è rivelata come un come un passo falso. Non sono bastate nemmeno le spiegazioni sul perché di quel gesto che già i Media, tutt’altro che ben disposti nei nostri confronti, hanno colto l’occasione per tacciarci di trasformismo. L’operazione, da evitare, ci ha fatto così perdere credibilità in un momento importante della campagna elettorale.

Questi sono a mio parere gli errori che hanno portato alla sconfitta ai quali dovremmo cercare di porre rimedio tramite un processo democratico di dialogo interno al nostro partito. Abbiamo davanti a noi il traguardo delle elezioni provinciali per il quale mi auguro comunque un Partito socialista unito e indipendente oppure coinvolto in alleanze realmente riformiste e attente alla difesa dell’uguaglianza dei cittadini tutti di fronte allo Stato. Auspico che si possa cominciare ad elaborare sin da ora una campagna elettorale decisa, coerente e forte del nostro messaggio, nella convinzione che la bocciatura alle elezioni nazionali sia stata dovuta in gran parte alla scarsa visibilità dei socialisti e dei loro programmi. Non dovremmo dimenticare le nostre idee e la nostra storia come forza di sinistra che ha l’ambizione di crescere ed espandere il proprio elettorato e in tal senso imparare dai propri errori recenti e passati. Non deve spaventare il partire da un misero 1%. La Lega Nord nel 2006 si attestò poco oltre la soglia del 4% e oggi, nella nostra provincia , dove non ha mai avuto prima una presenza significativa, si attesta al 17%. Vale la pena di riflettere su questo dato per impegnarci tutti con maggior vigore nel contatto con la gente che è l’essenza della politica. I risultati non tarderanno a venire.
Matteo Salvetti, 27 anni, è laureato in Sviluppo e cooperazione locale ed internazionale presso la facoltà di Scienze politiche di Bologna. Socialista, lavora per una azienda roveretana.
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LETTERA APERTA
AL DIRETTORE DE L'ADIGE: QUANDO IL PARTITO DEMOCRATICO ASCOLTERA' IL SUO INVITO?
di Nicola Zoller (*)
Nell’editoriale del direttore de l’Adige Pierangelo Giovanetti
di sabato 19 aprile 2008 intitolato "L'unica
sinistra che ha futuro" si fa riferimento al PD,
invitandolo a saper "raccogliere e portare dentro di se e
dentro le istituzioni parlamentari anche le culture che ne
sono rimaste fuori, quella socialista e quella operaista".
E' un invito apprezzabile, ma non sappiamo quanto condiviso
dai vertici di questo PD. Il suo invito infatti - caro
direttore - poteva trovare immediata e migliore
applicazione anche in precedenza, rispondendo positivamente
all’impegno socialista di apparentarsi col PD nella corsa
elettorale. Non c’era evidentemente completa volontà di
vincere il confronto con Berlusconi, se da parte di Veltroni
si è rifiutato recisamente questo apparentamento, di cui
naturalmente si sarebbe giovato – oltre che il candidato
premier - anche il Partito Socialista, diventando, come
l’Idv da un lato e la Lega dall’altro, un voto
“utile” (secondo il divulgatissimo tam-tam elettorale
rilanciato incessantemente da tutti i mass media).
Ora tutto è più difficile. Ascolteranno il suo invito?
Vedremo. Intanto chi è e rimane socialista può ribadire
– se viene offerto spazio dal suo giornale - alcune cose
semplici, sul piano dei valori.
In tutta l’ Europa occidentale dire “sinistra”
significa dire socialismo. In molti paesi europei i partiti
dell’Internazionale socialista sono al governo restando
fedeli al proprio codice genetico: la correzione
dell’economia capitalista in senso egualitario. Pur
accettando l’economia di mercato, dicono no alla
“società di mercato”. E’ sufficiente dare uno
sguardo al capitalismo americano – tutto dominato dalla
logica del laissez faire – nel quale circa 40 milioni di
cittadini sono privi di assistenza medica, per toccare con
mano che la cultura politica socialista continua a svolgere
una fondamentale funzione di civilizzazione. Dopo il crollo
del Muro di Berlino, alla fine degli anni ’80, si sono
stilati tanti incredibili necrologi che liquidavano assieme
al comunismo autoritario, anche la tradizione socialista
democratica e laburista. Nella realtà il socialismo è e
continuerà ad essere il punto di riferimento per tutti i
progressisti e per chi ha una concezione civilmente laica
della politica in ogni paese europeo. Zapatero ha appena
confermato il suo mandato in Spagna. Quella socialista è
la prospettiva della sinistra evoluta nei paesi europei:
perché l’Italia vuole diventare una permanente anomalia?

*) socialista dal 17° anno d’età
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PRIMO MAGGIO 2008
COME DA TRADIZIONE, SU INVITO DEI SOCIALISTI ROVERETANI, CI TROVIAMO GIOVEDI' 1° MAGGIO 2008 ALLE ORE 11 ALLA "STELLA D'ITALIA" DI PIAZZA ERBE IN ROVERETO PER UN "EVVIVA" AL PRIMO MAGGIO. ARRIVEDERCI
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