<< indietro


'68: un messaggio liberale
30.5.2008

INFO SOCIALISTA 30 maggio 2008
a cura di n.zoller@trentinoweb.it
- per la Costituente del PARTITO SOCIALISTA in Trentino-Alto Adige
collegata all'azione nazionale dei socialisti e del centro sinistra -
tel. 338-2422592 - fax 0461-944880 Trento/Bolzano: www.socialistitrentini.it
www.partitosocialistatrentino.it - www.socialisti.bz.it
Quindicinale - Anno 5°


o UN LIBRO, per cominciare: “Il concetto di libertà” di Raymond Aron
o LEGGI da www.mondoperaio.com n.3/2008
o NUOVI SCENARI PER IL SOCIALISMO TRENTINO
o PRIMO FORUM DEGLI ATTIVISTI DEL PSE
o Spini:non operare rotture di continuità con il socialismo europeo

@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@

UN LIBRO, per cominciare ("Tutte le cose del mondo conducono a una citazione o a un libro" Jorge L. Borges)

o Autore: Raymond Aron
o Titolo: “Il concetto di libertà”
o ed. Ideazione

DAL "SESSANTOTTO" UN MESSAGGIO LIBERALE CONTRO OGNI AUTORITARISMO - di Nicola Zoller

Nel corso di maggio 2008 molti protagonisti e commentatori del ‘Sessantotto’ hanno scritto memorie rievocative a 40 anni dagli avvenimenti che presero avvio dal “maggio francese” del 1968. Si parva licet, proverei anch’io a presentare qualche appunto, benché per ragioni anagrafiche non abbia vissuto direttamente quella temperie: avevo all’epoca tredici anni e, in sovrappiù, non appena arrivato all’età della ragione mi iscrissi, nell’ottobre 1972, ad una formazione non proprio rivoluzionaria - almeno secondo i canoni d’allora - come la Federazione giovanile socialista.
Mi faccio aiutare a stendere queste considerazioni nientemeno che da Raymond Aron (1905 - 1983), il grande pensatore liberale francese che fu accompagnato nella sua opera da una costante simpatia per il socialismo democratico e che con il suo famoso pamphlet “L’oppio degli intellettuali” criticò senza posa l’autoritarismo sovietico e chi in Occidente (a cominciare da Sartre) lo giustificava: promosse la tolleranza, coltivò il dubbio, invocò perfino “l’avvento degli scettici” per spegnere ogni fanatismo e smascherare i presunti profeti di salvezza. In un altro libro intitolato “Il concetto di libertà” (Ideazione ed.) è riportato anche un suo saggio dedicato alla ‘nuova sinistra’ rivoluzionaria. Con quanto detto sopra, non possiamo stupirci di trovare in questo liberale un atteggiamento aperto verso la Nouvelle Gauche, nonostante il dissenso esplicito con l’esperienza concreta dell’estremismo di sinistra. E questa apertura è ancora più significativa se si pensa che il saggio considerato è stato scritto nel 1969, immediatamente a ridosso dell’esplosione della rivolta studentesca e operaia che avrebbe intimidito i conservatori di tutta Europa. Ma Aron è un liberale autentico, che non si accontenta della libertà formale garantita dalla legge: “in alcune circostanze è richiesto l’intervento dello Stato affinché la maggior parte degli individui se ne possa avvalere”; insomma, spiega Aron, “gli individui devono possedere i mezzi per esercitare talune libertà”. Ecco, dunque, un liberale difendere i diritti economici e sociali che molti - in epoca di presunto liberalismo integrale - vorrebbero conculcare.
Si capisce dunque perché Aron non guardi con disprezzo al movimento che cerca di mettere in discussione l’autorità nell’impresa e nell’università: dare allo studente e al lavoratore, nella ‘città professionale’, gli stessi diritti del cittadino nella ‘città politica’, sarebbe un atto di autentico liberalismo. Ma Aron non può tranquillamente accettare che la lotta per ‘limitare’ l’autorità costituita, sia in mano a settari, animati “dall’inesorabile volontà dei giusti o dei puri” che ritengono di incarnare il proletariato e di essere gli unici a poterlo guidare verso la terra promessa: costoro si trasformano in “teologi della violenza” che, rifiutando il mondo ‘corrotto’ e nella certezza di essere gli unici a possedere la vera fede, manifestano il loro pensiero attraverso il fanatismo. Così ben presto una lotta di liberazione si può trasformare in una dissoluta intrapresa per la guida ‘monopolistica’ del movimento rivoluzionario, che preannuncia uno spietato controllo ‘monopolistico’ del nuovo potere.
Può succedere dunque che la rivolta contro la repressione, la manipolazione e l’alienazione della società capitalistica, consumistica e paternalistica - per usare i termini di Herbert Marcuse - diventi il ‘pallino’ di insoddisfatti e inesorabili romantici alla testa di una schiera di “ragazzi viziati in cerca di una causa da servire e di un despota da combattere”. E quando non è così, può succedere che “la ricerca della libertà pura sbocchi nell’atto gratuito, talvolta nella droga, talvolta nel ritiro lontano dall’ambito serio e da quello lavorativo, verso le foreste, i prati, i campi”.
Qual’ è l’alternativa? Occorre una ‘resistenza’ liberale, che non neghi la funzione positiva del conflitto nei cambiamenti sociali: ascoltiamo questo linguaggio - suggerisce Aron - e diamo battaglia; nulla impedisce di comprendere, nulla costringe ad odiare quelli contro cui si combatte; la ‘sconfitta’ della Nouvelle Gauche finirà col rappresentare la sola vittoria possibile, cioè “il recupero liberale delle rivendicazioni libertarie, in parte realizzabili”.
Sì, tali rivendicazioni saranno realizzabili solo in parte. Chi vuole ‘tutto e subito’ prepara una soluzione sanguinaria e totalitaria. Viceversa, la ‘resistenza’ liberale non implica assolutamente il rifiuto delle riforme possibili. Riforme che hanno come condizione:
1) la difesa della ‘sintesi’ democratico - liberale contro “l’inconsapevolezza” a-democratica che ha spinto la Nouvelle Gauche “fino al disprezzo o all’indifferenza nei confronti della Primavera di Praga” fiorita sempre nel 1968;
2) il recupero del rispetto per l’esperienza e per il sapere: se padri, insegnanti, superiori non destano più rispetto, non resta che l’imposizione autoritaria della nuda potestà oppure l’anarchia;
3) l’abbandono del culto della giovinezza: questo, quando non manifesta un tratto vitalistico tipico di ogni regime totalitario, nasconde un atteggiamento puerile; gli adulti che praticano tale culto, che predicano l’indulgenza anche nei confronti delle peggiori smoderatezze, scivolano nel paternalismo e non aiutano i giovani a crescere, anzi non fanno che contribuire alle loro sventure.
Cosa può fare una società liberaldemocratica? Proseguire nel dare all’individuo, oltre alla cittadinanza e alla sicurezza, anche i mezzi per usare i propri diritti e per non soccombere alla sorte. E ciò pur sapendo che la vicenda umana è una “immensa lotteria” determinata da diversi e conflittuali casi genetici, familiari e sociali. “Sono rari - ammette Aron - quelli che possono dire, secondo il mito platonico, di aver scelto liberamente il proprio destino”, ma è solo un ordine mite, come quello liberale, che lascia a ciascuno la possibilità di trovare il senso della propria vita.

@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@

LEGGI da www.mondoperaio.com n.3/2008

ATTUALITA' POLITICA
Antonio Landolfi:
Il Day After
Jirì Havel:
Quarant'anni fa la Primavera di Praga
Luciano Vasconi:
Perché le olimpiadi non vanno boicottate
Lorenzo Socci:
Kosovo: Quando un'indipendenza crea un precedente
Alberto Benzoni:
E finalmente arrivò la Seconda Repubblica
Dario Caprio:
La grave crisi del regionalismo italiano
Enrico Tessarin:
Subprime e derivati, quando il rischio diventa paura
Orfeo Notaristefano:
La "zona grigia" delle mafie invisibili

SAGGI E DIBATTITI
Luciano Pellicani:
La scienza e la natura
Corrado Ocone:
Il liberalismo di Wilhelm von Humboldt
Alessandro Orsini:
Il realismo politico e il problema della guerra
Roger Griffin:
Fascismo: la lettura marxista di un non marxista
Andrea Millefiorini:
I mutamenti culturali portati in superficie dal Sessantotto

RASSEGNE
Luciano Vasconi:
La modernità di Confucio
Carlo Vallauri:
Perché Roma non è mai stata "città aperta"
Giulio Sapelli:
Il meridionalismo modernizzatore di Alessandro Molinari
Luigi Solivetti:
Le “Banlieues”: immigrazione e conflitti urbani in Europa
Enzo Pace:
Come conoscere il cristianesimo vivendo tra gli ebrei

@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@

NUOVI SCENARI PER IL SOCIALISMO TRENTINO
di Matteo Salvetti

pubblicato dal TRENTINO nella rubrica di Franco de Battaglia il 16 maggio 2008 col titolo "SOCIALISTI, E' TEMPO DI ROMPERE GLI INDUGI"

La Margherita non esiste più e questo fatto ha aperto scenari nuovi nella politica trentina alla vigilia delle elezioni provinciali. Dalle ceneri del partito di Dellai dovrebbero sorgere addirittura due differenti compagni politiche per altrettanto distinti bacini elettorali di riferimento. Da una parte si assisterà quasi sicuramente alla riproposizione di un “partito territoriale” centrista sullo schema già visto della lista “Insieme per le autonomie” presentata al Senato nelle ultime elezioni politiche nazionali. Dall’altra dovrebbe nascere anche in Trentino un Partito democratico che, con l’esclusione dei margheritini più oltranzisti, si verrebbe a trovare su posizioni certamente più “a sinistra “ di quelle ufficiali espresse dal PD nazionale.
Se l’idea di un ennesimo cartello elettorale senz’anima né corpo rischia di portare all’astensione gran parte dell’elettorato di centro-sinistra, sempre più deluso e insofferente verso giochi di palazzo e alleanze di comodo, ben più coinvolgente sembra il progetto del PD trentino per come potrebbe andare a delinearsi. Gli esponenti ex DS si troverebbero infatti in maggioranza nel nuovo partito e sarebbero quindi in grado di portare avanti battaglie storiche del socialismo italiano come quelle per la difesa della scuola pubblica e della laicità.
In tale contesto il Partito socialista potrebbe trovare a livello locale un punto d’incontro con un Partito democratico finalmente laico e vicino agli ideali del socialismo europeo evitando gli intralci nazionali rappresentati dai “Teodem” e dai Calearo di turno. Come ricorda Piero Ignazi in “Partiti politici in Italia” i DS hanno contribuito alla costituzione del PD più per necessità strategiche che per idealità e convinzioni. Si è trattato insomma per citare l’autore di “una nascita per esaurimento più che per vitalità”. I partiti comunque nascono, cambiano nome, a volte sembrano sparire, ma le idee rimangono, al di là delle etichette, nelle persone che le difendono. Quello che i socialisti si augurano è la nascita anche in Italia di un forte partito socialista moderno, laico, liberale e autenticamente riformista così come quello presente in altri Paesi europei: credo che tale auspicio sia rimasto proprio di buona parte dei parlamentari europei ex DS ancora iscritti al gruppo del PSE in attesa di conoscere lo schieramento del PD alle prossime elezioni europee. Per questo motivo un dialogo tra queste due anime della sinistra trentina è per lo meno auspicabile e potrebbe rivelarsi un’occasione unica per cercare di dare vita, seppure a livello locale, ad un esperimento di alleanza socialdemocratica capace di ridare speranze e nuove progettualità ad un elettorato quanto mai disorientato e disincantato evitando così di spalancare le porte all’avanzata della destra anche in provincia.

(Matteo Salvetti, 27 anni, socialista, laureato in Sviluppo e cooperazione locale ed internazionale presso la facoltà di Scienze politiche delll’Università di Bologna, collabora dal 2007 con la nostra “infoSocialista”)

@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@

PARTECIPAZIONE AL PRIMO FORUM DEGLI ATTIVISTI DEL PSE
Dal 4 al 6 luglio il PSE in collaborazione con la SPÖ (il partito socialdemocratico austriaco), l’Istituto Renner e la Fondazione per gli studi progressisti europei (FESP) organizzerà il primo forum degli attivisti del Partito socialista europeo.. “ Vienna 2008: una voce forte per la socialdemocrazia europea”.
Il Forum di Vienna degli attivisti chiuderà le consultazioni riguardanti il manifesto del Partito socialista europeo e segnerà l’inizio della partenza della campagna per l’appuntamento elettorale del 2009. Leader politici dei partiti membri del PSE e attivisti dello stesso, assieme a esperti discuteranno il risultato delle consultazioni per il manifesto, parteciperanno a seminari e elaboreranno le idee per una forte campagna elettorale nel 2009.

PARTECIPATE AT THE FIRST PSE ACTIVIST FORUM
From the 4th to the 6th of July, the PES will organize together with the SPÖ, the Renner Institute and the Foundation for European Progressive Studies (FEPS) the first PES activists Forum: Vienna 2008 – a strong voice for European social democracy.
The Vienna activists Forum will close the PES manifesto consultation and mark the start of the run-up to the 2009 campaign. Leading politicians from PES member parties together with PES activists and experts will discuss the outcome of the manifesto consultation, participate in campaign seminars, and draw-up their ideas for a strong 2009 campaign. The event is open to 250 PES activists.

@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@

Spini: il problema politico, non operare rotture di continuità con il socialismo europeo

30/05/2008 -
Intervenendo ad un dibattito a Caldine (Fi) con Vannino Chiti del PD, Valdo Spini del Comitato Promotore Nazionale del Partito Socialista ha osservato: "Il fatto che il centro sinistra sia stata sconfitto elettoralmente e che la parte che si definisce esplicitamente come sinistra (sinistra arcobaleno; partito socialista) non sia più in Parlamento, non deve farci pensare che i valori più autentici della sinistra siano di per sé minoritari. Dobbiamo , piuttosto,depurarne l’affermazione dagli errori politici che abbiamo commesso.
Il dopo elezioni , dopo la vittoria politica di Berlusconi non può essere caratterizzato, nella sinistra e ,nel senso più ampio nel centro sinistra, dalla continuazione delle polemiche della campagna elettorale.
Dobbiamo, per quanto a ciascuno può, competere di più e meglio.
Oggi- ha proseguito Spini - esiste nel gruppo socialista al Parlamento Europeo una componente italiana a cui appartengono parlamentari che militano oggi sia nel Pd (di provenienza Ds), che nel Partito Socialista, che in S.D. L’anno prossimo ci sono le elezioni europee. Che cosa faranno questi parlamentari: si dividerannno in varie liste italiane? Oppure si può cominciare fino da ora un’azione politica che non prescinda certo dalle novità intervenute come la formazione del Partito Democratico ma per quanto attiene all’ Italia agisca ,per unire e non per dividere e, per quanto attiene all’ Europa, per non operare rotture di continuità con la militanza socialista europea ma al contrario allargarla?
E’ un problema politico -ha concluso Spini - che pongo come socialista. O si deve invece pensare solo a mettere soglie numeriche di sbarramento senza curarsi della politica?

@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@




torna in alto




Powered by Web Wiz Site News version 3.06
Copyright ©2001-2002 Web Wiz Guide