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Per Giacomo Matteotti
9.6.2012

RICORDO DI GIACOMO MATTEOTTI – sabato 9 giugno 2012, Comasine di Peio

-di Nicola Zoller

I socialisti trentini da tanti anni sono abituati a risalire le nostre valli per ricordare a Comasine di Peio Giacomo Matteotti, deputato socialista rapito il 10 giugno 1924 da sicari fascisti e poi assassinato. Dalla valle di Peio infatti negli anni ’30 del 1800 era sceso nel Polesine il nonno Matteo, lasciando nel Trentino, con la casa degli avi, anche un’eredità d’affetti che con il glorioso impegno fino al sacrificio di Giacomo Matteotti si è trasformata anche in una eredità politica. Sabato 9 giugno 2012 alle 17 saremo nuovamente a Comasine con gli amici del Circolo Matteotti e i rappresentanti municipali di Peio a fare un “memento” sulla figura del grande socialista.
Chi scruta anche in breve il percorso politico di Matteotti ne conserva per sempre la bella immagine di idealista concreto. Egli non è un estremista, costruisce. Ma è un uomo che di fronte alla tirannide sfida coraggiosamente la morte: per questo è stato definito “un pericoloso riformista”. Quando fu rapito stava recandosi alla Camera, dove poco tempo prima aveva tenuto un circostanziato discorso contestando i risultati delle elezioni, falsati dai brogli e dalle violenze del governo mussoliniano. Si concludeva cosi tragicamente la vita operosa di Giacomo Matteotti, socialista instancabile, fondatore di camere del lavoro, cooperative, circoli e biblioteche popolari. Dopo essere stato amministratore comunale e sindaco – impegnandosi secondo la migliore tradizione riformista a sviluppare servizi popolari, scuole, asili, vie di comunicazione tranviarie – venne eletto deputato a 34 anni nel 1919. Egli contrastò subito il primo squadrismo fascista. Si adoperò tanto attivamente in questo senso che Mussolini, assunto il potere, volle “far tacere quella voce” libera e giusta.
Da allora la figura di Matteotti è diventata per tutti il simbolo della lotta per la libertà. Anche nella nostra regione questo simbolo ha trovato tanti sostenitori. La sua figura è stata collegata a quella di un altro grande socialista, il trentino Cesare Battisti, e questo collegamento trova uno speciale significato nel 150° compleanno dello stato italiano e per chi intende valorizzare in questo anniversario le tappe di un impegno per la libertà. Proprio questi due protagonisti delle lotte del primo ‘900 sono stati considerati “martiri di tutte le libertà”, come titolava – riportando una grande foto di Matteotti - il giornale regionale “La voce del popolo” il 12 luglio 1924, anniversario dell’uccisione di Cesare Battisti sul patibolo austriaco. Questo richiamo a “tutte le libertà” avveniva specialmente ad opera del filone più militante dell’antifascismo trentino che aveva anche radici nell’interventismo democratico di battistiana memoria che reputava la guerra all’Austria come l’ultima guerra risorgimentale per la libertà e l’indipendenza dei popoli dalle tirannie imperiali. Il collegamento tra le due figure è reso vivido dal noto gesto della vedova di Battisti, Ernesta Bittanti che il 22 giugno 1924 – proprio nei giorni in cui cresceva lo sgomento per la scomparsa di Matteotti – di fronte ad una adunata fascista che si svolgeva a Trento abbrunò con un velo nero il cippo di Cesare Battisti nella fossa del Castello del Buonconsiglio: ella scrisse su “Il nuovo Trentino” parole indignate contro il fascismo da cui venivano gli assassini di Matteotti, tanto da ritenere indispensabile esporre “il segno del lutto” dove il marito “subì il martirio per l’Italia”. Analogamente un anno dopo – lo ricorda lo storico A. Galante Garrone - “a Trento nel primo anniversario della morte di Matteotti un mazzo di fiori era gettato nella fossa del Castello del Buonconsiglio” lì dove Battisti era stato messo a morte “con un cartoncino che protestava contro gli oppressori”, i nuovi oppressori di marchio fascista.
Certo le esperienze di Matteotti e Battisti restano diverse, in relazione soprattutto al comportamento discorde che tennero di fronte al primo conflitto mondiale. Ma come rammenta la ricerca storica di Mirko Saltori, c’era una base comune per le due personalità: “il socialismo non era stato né per Battisti né per Matteotti un’etichetta o una superficiale infatuazione, bensì un impegno costante e rigoroso, e certo nella concezione della realtà e della politica dell’uno e dell’altro vi sarà stata una larga identità di vedute”.
Matteotti, come Battisti, non può essere comunque isolato nell’orbita di un’unica parte politica. E’ appunto – come già riferito – un combattente per “tutte le libertà”. Non solo i socialisti, ma anche i popolari e i repubblicani lo considerarono “uno dei più nobili difensori dei diritti del popolo”. E venendo alla nostra terra alpina, ancora commuovono le parole che l’on. Karl Tinzl dedicò a Matteotti ricordando la sua difesa degli altoatesini di lingua tedesca. Scriveva Tinzl al gruppo parlamentare socialista unitario nel giugno 1924: “L’abbiamo ammirato sempre per il suo altissimo senso ideale, la sua profonda competenza e le sue qualità di uomo e parlamentare intrepido e fedele ai suoi ideali. Gli dovevamo speciale riconoscenza per l’interesse che incontravamo sempre in lui per i diritti e problemi delle minoranze allogene”.
Ecco Giacomo Matteotti, l’idealista concreto, difensore di tutte le libertà! Anche per il Trentino- Alto Adige il suo sacrificio non è stato vano e la sua opera non resta senza memoria.

Nicola Zoller
segretario Psi del Trentino-Alto Adige

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Le fonti per il ricordo di GIACOMO MATTEOTTI sono tratte da:
- Autore: Mario QUARANTA (a cura di)
- Titolo: "GIACOMO MATTEOTTI - LA VITA PER LA DEMOCRAZIA"
- ed.Minelliana, Rovigo



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