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Austriacante, non europeo
13.11.2012

SE SI DEVONO INSEGNARE GLI INNI A SCUOLA...

L’assessore provinciale Panizza - in genere sempre abbastanza ecumenico e “accontentatore” delle più varie istanze - non riesce tuttavia a nascondere i suoi tic vetero-austriacanti. Affermare – come dichiara al Trentino di sabato 10 novembre a proposito dell’insegnamento dell’inno italiano nelle scuole - che “rispetto al Risorgimento italiano la storia del Trentino è assolutamente equiparabile a quella dell’Alto Adige - è una enormità grottesca. Un assessore alla Cultura non potrebbe ignorare le battaglie per l’Autonomia del Trentino/Tirolo di lingua italiana rispetto al Tirolo di lingua tedesca che per tutta la seconda metà dell’Ottocento e nel primo Novecento tutte le rappresentanze politiche trentine condussero con corale impegno, dai liberali, ai cattolici, ai socialisti. Cosa c’entra dunque quel discorso sulla “equiparabilità” della storia del Trentino con quella dell’Alto Adige?

Panizza conosce ovviamente la storia, ma - a forza di dichiarazioni e provvedimenti a pro di lapidi marmoree e costumi tiroleseggianti - vorrebbe correggerla. E’ uno dei pochi nei - ma fra i più più vistosi - della gestione del centrosinistra autonomista dellaiano che i prossimi governi provinciali potranno risanare.

Dunque, a proposito di Inni da insegnare a scuola: va benissimo quello europeo, assieme a quello italiano, e se si cerca quello trentino basta riandare a quello che già c’è. E’ l’Inno al Trentino scritto da Ernesta Bittanti Battisti e pubblicato il 28 giugno 1911 a pagina 2 su “Il Popolo”, il battagliero giornale trentino che - pur sotto l’occhiuta censura imperialregia austriaca pronta a infliggergli centinaia di sequestri - fu tra il 1900 e il 1914 un faro di cultura progressista. Un inno che parla con tanto amore per la terra trentina e per la sua dolce parlata italica (chi vorrà, potrà trovarlo anche sul sito www.socialistitrentini.it alla info del 29 luglio 2011).

Lo ricorda uno come il sottoscritto che porta un cognome di ascendenza sveva/bavarese, con un nome postomi da mio padre in ricordo di un suo commilitone pugliese. A proposito: i miei avi bavaresi coi tirolesi/austriaci hanno sempre avuto molte questioni da regolare. Già, storie di confine, che tra rivalità e amori, si sono svolte e protratte nei tempi dei tempi. Ma le Alpi sono “porose” – dicono giustamente gli storici e gli antropologi – finiscono per favorire più i collegamenti che le separazioni. Dunque rispettiamoci e integriamoci, promuovendo l’Europa contemporanea. Ma perché stravolgere la Storia?



Nicola Zoller





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