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Epifani, Il Trentino, l'Europa
13.5.2013

Trento/Bolzano, 13 maggio 2013 - Sommario:
1. Un Libro per cominciare: “E’ l’Europa che ce lo chiede!” (Falso!) di Luciano Canfora – commento di Nicola Zoller
2. EPIFANI: UN SOLIDO RIFORMISTA. GRAECIA CAPTA FERUM VICTOREM CEPIT
Dichiarazione dell’on. Riccardo Nencini, segretario nazionale Psi
3. API OPEROSE PER IL TRENTINO
-di Alessandro Pietracci, segretario provinciale Psi

INFO SOCIALISTA 13 maggio 2013 - a cura di n.zoller@trentinoweb.it tel. 3382422592 - Trento/Bolzano: www.socialistitrentini.it / www.socialisti.bz.it Sito nazionale PSI: www.partitosocialista.it Quindicinale - Anno X
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1. Un Libro per cominciare ("Tutte le cose del mondo conducono a una citazione o a un libro" Jorge L. Borges)
o Autore: Luciano CANFORA
o Titolo: “E’ l’Europa che ce lo chiede!” (Falso!)
- Laterza, Roma - Bari, Marzo 2012

IL PROFITTO NON E' SACRO
-di Nicola Zoller, Avanti della Domenica 5 maggio 2013

Piero Sansonetti nel suo recente libro La sinistra è di destra (Rizzoli, 2013) svela una verità peraltro ben conosciuta dai ceti medio-bassi della società italiana, ma tenuta ben coperta dall’apparato mediatico-finanziario che ha gestito il ventennio della seconda repubblica. Scrive Sansonetti: “In Italia a metà degli anni Ottanta la ricchezza era divisa così: il 60 per cento finiva ai lavoratori dipendenti e a pensionati, e il restante 40 per cento a profitti e rendite. Nel corso di vent’anni i lavoratori dipendenti hanno perso un terzo della loro ricchezza trasferendola a imprenditori e redditieri: oggi il 40 per cento della ricchezza va ai lavoratori e il 60 per cento a imprenditori e a chi dispone di rendite”. I tanti nuovisti e i giustizialisti che si sono goduti la fine della prima repubblica, pensando che potesse nascere una sinistra più forte, non si sono avveduti di aver avallato viceversa gli interessi dei poteri forti economico-finanziari, ed hanno scriteriatamente consentito che con l’acqua sporca della prima repubblica venisse buttato via anche il bambino (cioè, diritti sociali) che in quella storia repubblicana era pur cresciuto bene, come afferma un valido testimone come Sansonetti, giornalista per molti anni all’ Unità e poi direttore di Liberazione.
E’ una operazione di verità che noi socialisti naturalmente sosteniamo e promuoviamo, tanto che recentemente sull’ Avanti della domenica, oltre al libro di Sansonetti è stato dato spazio al saggio di Zygmunt Bauman «La ricchezza di pochi avvantaggia tutti» Falso!, edito da Laterza nella collana dal titolo programmatico ‘Idòla’: un termine usato dal filosofo inglese Bacone per definire “le nozioni errate che si radicano nelle menti fino a diventare luoghi comuni e a condizionare così il comportamento degli uomini rendendoli incapaci di cercare e raggiungere la verità”. Ovviamente la ricchezza di pochi avvantaggia… pochi, ma la ‘machina’ mediatica può indurci a credere l’opposto.
Propongo tra gli ‘Idòla’ da smascherare un’altra situazione denunciata da Luciano Canfora nel libro «È l’Europa che ce lo chiede!» (Falso!), sempre nella citata collana laterziana. Non è l’Europa dei Popoli o dei Parlamenti che decide: il “popolo” è considerato un peso, così come le istituzioni, per non parlare dei partiti. La nuova “forza direttrice è nel potere bancario, Bce e Fmi in primo luogo, spiega Canfora.

1. Così è successo per l’euro: al popolo si fece credere che “sarebbe stato un semplice cambio di valuta fondato sulla rigida equivalenza di 1 euro pari a 2000 lire, laddove ben presto si capì che il cambio reale era di 1 a 1000, con tutte le conseguenze catastrofiche” a partire dal dimezzamento del salario e degli stipendi reali. Commenta Canfora: “neanche la più feroce politica confindustriale d’altri tempi avrebbe ottenuto, in guanti gialli, un tale risultato in tempi così rapidi”.

2. Si fanno credere esigenze “europee” (si veda la famosa lettera Bce al governo italiano del 5 agosto 2011) le restrizioni di salari e pensioni e l’aumento della tassazione indiretta, tutti provvedimenti che gravano sui gruppi sociali più deboli. Sono esigenze invece imposte dalla Bce, che per Canfora è il braccio operativo di un mondo capitalistico/finanziario la cui visione ideologica è considerata – da coloro che spiegano al popolo quali sia la “retta” via da seguire – l’approdo ottimale del progresso umano. Anche questo è un “idòlum” falso: il modo di produzione capitalistico basato sul profitto è destinato ad evolversi e a decadere, come tutte le cose. Ma cosa si potrebbe fare di alternativo? Si dovrebbe smontare il dogma che “il profitto è sacro”, non si tocca! “Se banchieri e magnati si rassegnassero a ridurre i loro profitti, il che vuol dire ridurre l’orario di lavoro a pari salario e aumentare i posti di lavoro, il problema giovani sarebbe perlomeno avviato a soluzione… E’ evidente che la riduzione dell’orario e il rispetto delle conquiste sociali in campo pensionistico (soprattutto per i lavori usuranti) creerebbero più posti di lavoro: ma intaccherebbero indubbiamente il profitto”.
In secondo luogo, Canfora insiste ancora sul tema del lavoro. La soluzione a cui aderisce suonerà fastidiosa alla retorica corrente: in Europa si dovrebbe procedere alla svalutazione dell’euro per aumentare il lavoro e produrre beni a prezzi più bassi e competitivi sui mercati mondiali, statunitensi ed asiatici. Con quale obiettivo? Salvare l’Europa sociale, lo Stato sociale europeo come “patrimonio dell’umanità”.

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2. EPIFANI: UN SOLIDO RIFORMISTA. GRAECIA CAPTA FERUM VICTOREM CEPIT
Dichiarazione dell’on. Riccardo Nencini, segretario nazionale Psi

"Un solido riformista". Sono le prime parole che Riccardo Nencini, segretario del Psi, esprime nei confronti di Guglielmo Epifani neoeletto segretario alla guida del Pd. "L'esperienza maturata nel movimento socialista italiano- continua Nencini- lo aiuterà a ricostruire attorno al Pd una coalizione riformista vincente. Ci siamo visti recentemente - aggiunge Nencini- e abbiamo confermato la nostra vocazione nel mettere l'Italia alla testa dei nostri pensieri. Ci vedremo tra pochi giorni alle celebrazioni del 150mo anniversario della SPD. Non ho dubbio alcuno - continua Nencini- che attraverso di lui, libertà civili, diritti sociali e appartenenza alla stessa famiglia europea, troveranno pieno diritto di cittadinanza nel Pd. Graecia capta ferum victorem cepit (la Grecia, conquistata dai romani, conquisto' il feroce vincitore) - conclude Nencini

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3. API OPEROSE PER IL TRENTINO
-di Alessandro Pietracci, segretario provinciale Psi
giornale Trentino del 4 maggio 2013, p.1

Quando lo scorso febbraio un elettore di centro sinistra del Trentino Alto Adige aveva scelto la coalizione “Italia bene comune” non avrebbe certo immaginato che a rappresentarlo al governo ci sarebbe stata Micaela Biancofiore. Invece la fedelissima del Cavaliere è stata nominata sottosegretario alle pari opportunità. Questo è uno degli esiti – forse insignificante – dei due mesi che passeranno alla storia come i più drammatici e incomprensibili per la sinistra italiana dal dopoguerra. Alla Camera il PD e gli alleati godono di una grandissima maggioranza ma sono costretti a varare un governo che nei fatti è un monocolore bianco (anche se c’è una ministra di origine africana) neo democristiano (nonostante l’apprezzata eccezione di Emma Bonino che comunque conferma la regola). Paradossi della politica italiana, nemesi storica di una sinistra frammentata “figlia di un dio minore” per colpa e per vocazione. Basterebbe aggiungere il “destino cinico e baro” e l’autoassolvimento sarebbe completo. Una seria analisi politica meriterebbe ben altro: per ora accontentiamoci di prolungare per qualche tempo lo “stato di eccezione” (con Napolitano ancora presidente e con un esecutivo segnato dalla golden share di Berlusconi) per la salvezza del paese. Una medicina amara ma necessaria e soprattutto sufficiente? Ce lo diranno i prossimi mesi.
Se a Roma, dopo tutto quello che è successo, sembra tuttavia di essere ancora in campagna elettorale (vedi Brunetta e l’IMU), almeno qui in Trentino cerchiamo di non rincorrere l’interesse di parte: il caso di Pergine non va sottovalutato (con una coalizione di centro sinistra divisa in due tronconi contrapposti), perché dimostra come il virus della frammentazione possa mutarsi e diffondersi anche alle nostre latitudini. Non possiamo permettercelo. Altrimenti finirà come con la “zanzara tigre”. Oggi gli esperti trentini ci ammoniscono sul fatto di non poter più debellare del tutto il fastidioso insetto ma di poter soltanto limitarne la diffusione. In politica sembra quasi fuori luogo invocare la concordia, l’attenzione al futuro, i progetti concreti, le analisi serrate, la necessità di cambiamento negli uomini e nelle idee: questo sarebbe il modo per creare un habitat favorevole non per la diffusione delle zanzare che punzecchiano, infastidiscono, quasi mordono i malcapitati (e pungono con il dissenso, la sfiducia, la vanagloria personale) ma per incentivare al lavoro e all’impegno le molte api operose che cercano di fare bene al Trentino.
In questa primavera piovosa però i giorni di sole sono stati davvero pochi e così le api hanno faticato a ronzare intorno agli alberi fioriti. Eppure qualcuna si è vista. Fuor di metafora, in questa difficile stagione politica, qualcuno ha cercato di elaborare idee. Ci provano i giornali, sollecitando i partiti ad un vero confronto sui nodi da sciogliere, ci provano gruppi organizzati spontaneamente come quello guidato da Mario Raffaelli, che ha fornito un importante contributo al confronto, ci prova anche qualche singolo protagonista o aspirante tale. Tutto sembra bloccato però, in attesa di quello che uscirà dal cilindro dei dirigenti del PD, in attesa della “grande decisione” di Alberto Pacher. Il presidente facente funzioni sarebbe, in questo frangente, il candidato più adatto per la successione a Dellai perché, oltre ad essere una persona stimata e competente e godere di un’ottima popolarità, rappresenta una sintesi positiva dell’intera coalizione. Pacher però, da mesi, ha dichiarato e confermato il suo “gran rifiuto”, adducendo motivazioni chiare sul fronte nazionale ma ambigue e sibilline sul piano trentino. “Le condizioni politiche non sono cambiate” ripete Pacher alla corte dei miracoli che lo sta assediando in questi giorni: ma cosa dovrebbe modificarsi per consentire un suo rientro? Quali sono i veri problemi di fondo? Le critiche interne al PD? Le critiche dei consiglieri PD alla giunta provinciale? La frammentazione del suo partito? L'eterogeneità della coalizione che dovrebbe guidare? Occorre chiarezza, perché il destino del governo del Trento non può essere aggrappato a una pantomima tutta interna a una forza politica. Pacher dovrebbe spiegare ancora il perché concreto della sua rinuncia o accogliere, comunicando ora le proprie condizioni, i reiterati inviti a restare.
È necessario ribadire infatti che la politica vera è fatta di contenuti, non di tatticismi. Il discrimine non verte sulla soluzione, aperta o pasticciata, che il PD proporrà a se stesso e alla coalizione per la scelta del candidato presidente, quanto sul Trentino del futuro. Forse non ci rendiamo ancora conto che dovremo passare da un bilancio di 4,6 miliardi all’anno a uno di 3,3 miliardi: il taglio netto di 1,3 miliardi rappresenta la quota che oggi destiniamo alla sanità. Si può parlare di questo? Quando si potrà parlare di questo? Il partito socialista ha richiesto più volte di avviare tavoli di confronti aperti ai cittadini proprio su questi temi decisivi, ma l’accoglienza di queste proposte è stata tiepida, per usare un eufemismo. Ma non ci stanchiamo di essere parte delle api operose, credendo che solo partendo dalle idee e dalle cose concrete si può conquistare il consenso dei cittadini e lavorare per il benessere della comunità.

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