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DOLOMITI PRIDE: APERTI AL FUTURO giugno 2018

DOLOMITI PRIDE: APERTI AL FUTURO
-di Nicola Zoller
Giornale “TRENTINO”, venerdì 8 giugno 2018, p.1

Poche settimane fa le a mite lotta della “Señorita María” contro i pregiudizi sessuali è stata premiata da Trento Film Festival 2018 con l’assegnazione della Genziana d'Oro al film del regista colombiano Ruben Mendoza. E’ stato un avvenimento significativo, consegnatoci da una edizione rilevante del Festival: la giuria internazionale ha ritenuto che questa “piccola storia” proveniente da un villaggio montano possa essere di riferimento per “i temi più ampi della contemporaneità”. E’ da sottolineare che non solo dalla giuria, ma anche dal voto del pubblico è giunto uno dei migliori apprezzamenti a questo lavoro. Ecco dunque che la storia di Maria, nata ragazzo ma con sentimenti e propensioni femminili, può diventare un momento di meditazione sulla paura e l’avversione irrazionale verso l’omosessualità e la transessualità.
E’ bello che in questa nostra terra alpina in cui tra pochi giorni si svolgerà il Dolomiti Pride col patrocinio delle città di Trento e Bolzano, si sia levato un qualificato segnale a favore del diritto al libero orientamento sessuale, ponendosi a fianco delle persone discriminate e perfino odiate perché “diverse”: eppure – come ha recentemente sottolineato, sempre a Trento, il presidente di Amnesty International Antonio Marchesi – la libertà di espressione e di comportamento se non lede i diritti di altri “va garantita”.
Si tratta di una questione che riguarda la disponibilità a guardare con preveggenza al futuro: che lo faccia una città e una comunità tra le montagne come la nostra è un onore per tanti di noi. Jacques Attali, lo studioso francese autore di un illuminante saggio dal titolo emblematico “Breve storia del futuro”, rammenta a noi tutti che “i concetti di bene e male, accettabile e inaccettabile, bello e brutto, cambiano”. Solo chi pensa che “la morale e l’estetica siano immutabili” resta indietro. Per esempio, solo 150 anni fa era inimmaginabile la legalizzazione del divorzio, ora invece “la possibilità di relazioni d’amore successive” è accettata e legalizzata da tutte le società civili. Addirittura “presto riterremo accettabili e legali relazioni simultanee… Alla lunga – scandisce con termini che lasceranno ancora di stucco – riconosceremo che è umano amare più persone allo stesso tempo”, peraltro come già avviene nella concreta realtà attuale, anche se è ancora un fatto coperto da ricercata invisibilità e ipocrisia. “Ma alla fine trionferà la libertà individuale” conclude Attali.
E non sarà solo una questione di diritti giuridici individuali e sociali. E’ la vita naturale che lo invoca. Ad esempio sull’omosessualità, l’antropologo roveretano Duccio Canestrini – in faccia a chi accampa ragioni mediche o biologiche contro di essa – ha schiettamente mostrato che “se i comportamenti omosessuali, sia maschili che femminili, fossero ‘contro natura’, la natura li avrebbe semplicemente eliminati”. E invece “l’omosessualità c’è sempre stata”, non solo tra la specie umana: è un comportamento ricorrente “in circa 1.500 specie animali”! Certo, gli umani sono “speciali”, nel senso che gli omosessuali – anche nella civile Europa – sono stati perseguitati, incarcerati, ospedalizzati: e le dittature, tutte le dittature a destra e a manca, li hanno mandati a morte e i regimi illiberali retti su impietose credenze religiose li torturano e li uccidono ancor oggi.
In prospettiva queste situazioni crudeli andranno a scomparire: in ciò saremo aiutati anche dall’evoluzione biologica. “La diminuzione delle differenze fra generi – ha lasciato scritto in più interviste il professor Umberto Veronesi – ha come risultato una valorizzazione della donna e della femminilità, fino a poco fa discriminate”. E ciò può produrre “una modificazione della stessa biologia umana”: la nostra specie – sottolineava Veronesi – “si va evolvendo verso un modello in cui le differenze tra uomo e donna si attenuano”. Saremo un po’ tutti bisessuali: “E’ una evoluzione in corso che sfocerà in una nuova e più ampia sessualità”. Il processo sarà lento, ma questa evoluzione “biologica e culturale” è in atto. Nel frattempo molti di noi saranno morti, ma qualche seme l’avranno pur gettato: cominciando intanto ad essere avveduti e aperti nell’accogliere questo futuro, e – da subito – ad amare il “diverso” che vive tra noi e… in noi.
Nicola Zoller



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