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Per il 2019 qualcosa di nuovo...anzi d'antico

PER IL 2019 Qualcosa di ... nuovo e antico
-di Nicola Zoller, giornale TRENTINO, domenica 23 dicembre 2018, p.1 s

Assistiamo quasi ad un revival di positività sul passato della nostra Repubblica, per criticare più efficacemente l’attualità politica, considerata desolante. Viene spesso richiamato l’invito alla “responsabilità”, alla “prudenza”, al “dialogo costruttivo”, come antidoti all’estremismo. Tuttavia chi lo fa oggi risente spesso di una dimenticanza, di una rimozione interessata: non vede che l’estremismo attuale è frutto di un declino iniziato non con le elezioni del 4 marzo 2018, ma risale almeno ai primi anni Novanta, quando sul sistema politico-sociale italiano venne giù una “grande slavina” – come la definì Luciano Cafagna in un saggio preveggente del 1993, “L'Italia verso la crisi della democrazia”; oppure, come altrettanto efficacemente ha spiegato il professor Angelo Panebianco, quando con le azioni mediatico-giudiziarie del 1992-93 arrivò “il diluvio” con “il prestigio dei politici che crolla ai minimi termini e non risalirà più”. Troppo spesso – ripeto – si denuncia quello che è il male attuale, ma si dimentica quanto male si è fatto nello screditare fuori di ogni misura la Repubblica e i partiti democratici che fino al 1992 guidarono il paese. Con mezzi e azioni – queste sì - davvero irresponsabili, si defenestrarono istituzioni e persone a cui non si riconobbe alcun merito. Offuscati da una cattiva propaganda, si fece tabula rasa, gettando la “damnatio memoriae” – una letterale cancellazione dalla memoria collettiva – su quello che, tra alti e bassi, era successo di buono nei decenni precedenti, rammentato invece efficacemente da uno dei massimi storici economici internazionali che l’Italia abbia avuto, il professor Carlo Cipolla: “Il bilancio economico del quarantennio postbellico è, in termini quantitativi, a dir poco lusinghiero. Certo, nulla di simile era stato - anche lontanamente - nelle speranze dei padri della repubblica. Un reddito nazionale cresciuto di circa cinque volte dal 1950 al 1990 colloca l’Italia fra i paesi a più elevato tenore di vita nel mondo”.
Sembra una “bufala”, per tanti smemorati d’oggigiorno, responsabili a destra e a manca di cinque lustri di declino economico, così spietatamente rappresentato dal professor Fadi Hassan, docente di macroeconomia internazionale presso il Trinity College Dublin, il quale conteggiando il reddito odierno degli italiani rileva che “è tornato allo stesso livello che avevamo nel 1961”: mentre fino ai primi anni Novanta c’era stata crescita, “nell’ultimo ventennio siamo tornati indietro di 55 anni”.
Ora, dicevo, si torna da più parti a rivalutare la Repubblica democratica del passato. Lo ha fatto pochi giorni fa sul “Corriere della Sera” anche il professor Stefano Passigli, considerando la “Prima repubblica, un periodo storico che andrà opportunamente studiato e rivalutato”. In quella stagione – continua Passigli - “la classe politica assolse al compito dello sviluppo del Paese, della costruzione di solide alleanze internazionali, della difesa delle istituzioni democratiche dalla minaccia del terrorismo, della diffusione del benessere e dell’allargamento del welfare e del sostegno a nuovi diritti civili e sociali”. Poi appunto venne la “grande slavina”, “il diluvio” sopra rammentati. Perché?
E’ la risposta che dovrebbe trovare la politica democratica per riconquistare l’interesse degli italiani, puntando a risultati almeno similari a quelli appena accennati. Noi auguriamo per il nuovo anno una stagione positiva di “ragionamento” senza estremismi, ripercorrendo almeno nel metodo quanto Norberto Bobbio indicava nel suo saggio “Politica e cultura”: riflettere dubitando, giudicare con misura, non abbandonarsi a soluzioni affrettate e alle verità di una parte sola, dunque agire con spirito critico, consapevoli della complessità delle cose. Bobbio lo scrisse nel 1955, ma anche per il 2019 sarebbe bello affidarsi a quei suggerimenti. Lì “c'è qualcosa di nuovo…, anzi d'antico”, potremmo ancora dire con il poeta che ha accompagnato la nostra adolescenza.
Nicola Zoller – collaboratore della storica rivista “Mondoperaio” fondata da P. Nenni



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