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CORONAVIRUS e CONOSCENZA- 7.4.2020

Al tempo del coronavirus:
LA SPERANZA VIENE DALLA CONOSCENZA
-di Nicola Zoller
giornale TRENTINO, martedì 7 aprile 2020, p.1. s.

Il ricercatore trentino presso FBK Massimo Rospocher ci ha raccontato in un recente articolo scritto con la storica Rosa Salzberg (“La Lettura”, 29 marzo 2020, p.12) che la peste del 1575-1577 fu portata a Venezia da “un viaggiatore proveniente dal Trentino”: poi da lì dilagò in tutta Italia e nella sola Venezia cagionò la morte di 45 mila persone su circa 170 mila abitanti. Ci vengono date anche alcune istruzioni di lettura, tra cui la ricerca dello storico Paolo Preto, "Peste e società a Venezia nel 1576". Quest’opera spiega che “nonostante la falcidia demografica e la crisi finanziaria, la Repubblica supera la crisi. La tenacia dei veneziani nei giorni più bui del contagio preannuncia e prepara la volontà di rinascita”. Perché questa premessa? Per dire che la conoscenza e i libri ci aiutano a capire la vita e ad andare avanti coltivando speranze ragionevoli. Ci riprenderemo anche dopo questo terribile coronavirus, come l’abbiamo fatto dopo il 1969, quando la dimenticata pandemia detta “di Hong Kong” solo in Italia portò a letto 13 milioni di italiani causando la morte di circa 20 mila persone, secondo le stime del nostro Istituto superiore di sanità.

Diamoci alle letture allora, in questo tempo di coronavirus – che ci costringe ancora per lunghe giornate a restarcene a casa – magari rendendo più stabile del passato questo interesse. La lettura infatti non è solo piacere e tempo libero. I libri sono di grande utilità per capire la vita, come spiegato da critici, storici e scrittori. Grazie alla letteratura – argomentava Harold Bloom - giungiamo ad una consapevolezza e a una saggezza che non avremmo mai raggiunto da soli. Anche lo storico Tzvetan Todorov affermava: “Amo la letteratura perché mi aiuta a vivere. Siamo tutti fatti di ciò che ci donano gli altri: la letteratura apre all’infinito questa possibilità di interazione con gli altri e ci arricchisce, perciò, infinitamente”. Allo stesso modo lo scrittore Alan Bennett ha dimostrato che i libri aiutano a confrontarsi e a dialogare con gli altri: “I libri non sono un passatempo. Parlano di altre vite. Di altri mondi”.

Dunque, avanti con le buone letture, che possono essere anche variegate, non solo ‘seriosamente’ storiche e scientifiche. Allora, come in una sorta di parabola usata per spiegare meglio un insegnamento pratico, dal mio piccolo ambito proverei a ricordare un libro di Roberto Cotroneo, "Lettera a mio figlio sull'amore per i libri" (Frassinelli editore), che servirebbe mirabilmente anche a noi più grandicelli. Ad un certo punto Cotroneo tenta di indicare un metodo per le 'scelte di vita'. Per questo si serve della storia di J. D. Salinger, "Il giovane Holden", dalla quale ricava questa morale ad uso del suo interlocutore: sospetta sempre quando qualcuno ti dice di avere le idee chiare, quando qualcuno ostenta una verità buona per tutte le cose. Parti sempre da un presupposto: le verità non sono mai piene; sono sempre parziali, sempre imperfette. Così la vita, che è un mix sottile: non è fatta solo di trasgressione, e non è fatta solo di obbedienza; non è fatta solo di ironia, e neanche di bolsa retorica. Questo è un invito alla meditazione, ma non a scoraggiarsi. Tutt’altro. Così andando avanti e commentando "Il canto d'amore di J. Alfred Prufrock" del poeta Thomas S. Eliot, Cotroneo dichiara che è giusto osare, è giusto turbare l’universo. Ma ora il problema è un altro: la domanda non è più se si possa osare, ma quanto osare. Tutti non diventano dei geni o personaggi di gran talento. E ci vuole tanta generosità per sopportare tale situazione, che pur riguarda la infinita maggioranza degli uomini. Molti sono caduti nella trappola ed hanno sofferto per non essere riusciti a trasformare la propria vita in un capolavoro: ce lo ricorda rammentando la vicenda descritta ne "Il soccombente" di Thomas Bernhard, quando uno dei protagonisti si suicida perché non ha raggiunto la perfezione. Quale può essere 'l’uscita di sicurezza' umanamente praticabile? Bisogna avere tanta passione e generosità per amare le cose che si fanno senza pensare di dover comunque primeggiare o essere dei geni. Ma le cose - anche quelle che si fanno senza bramose ambizioni - devono essere fatte con serietà, senza cedere alla tentazione del dilettantismo: le cose bisogna farle bene, sempre.

Quanto si impara dai libri! “Tutte le cose del mondo conducono a una citazione o a un libro”: questa dichiarazione del grande saggista e poeta Jorge L. Borges ci aiuta a capire l’ultimo consiglio: anche i giuristi, gli economisti, i medici, i politici saranno bravi giuristi, bravi economisti, bravi medici e bravi politici solo se avranno imparato come si legge veramente una grande poesia o un grande libro. Altrimenti saranno solamente dei mestieranti, e molto mediocri. Ecco la chiave di volta che può aiutarci a “reggere” meglio il nuovo tempo che ci aspetta.



Nicola Zoller -collabora alle pagine letterarie della storica rivista “Mondoperaio”




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