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OMAGGIO A MARTA CARTABIA -Lectio degasperiana 2020

Lectio degasperiana
OMAGGIO A MARTA CARTABIA
-di Nicola Zoller
Giornale “Trentino”, lunedì 17 agosto 2020

Non è la prima volta che Marta Cartabia, presidente della Corte Costituzionale, viene in Trentino. In precedenza venne a Trento a presentare un sapido saggio intitolato “Giustizia e mito” (il Mulino, 2019), scritto assieme a Luciano Violante per indagare «i dilemmi del diritto continuamente riaffioranti nelle nostre società», rileggendo due tragedie greche di Sofocle (497-406 a. C.) “Edipo Re” e “Antigone”. Il risultato è un elogio della prudenza, un’invocazione – scrive Cartabia – alla «necessità di una giustizia ragionevole, proporzionata e prudente; meglio:”imperfetta”, perché consapevole che la giustizia nelle vicende umane è una meta sempre da raggiungere».
Ora la presidente Cartabia viene martedì 18 agosto in Tesino per la Lectio degasperiana, che seguiremo con l’attenzione che ogni anno riserviamo agli oratori illustri che offrono spunti d’attualità tratti dall’esperienza di De Gasperi: noi da laici, eredi degli avversari dell’azione politica del grande statista, ne ammiriamo comunque lo spessore ideale che ritroviamo nelle sue parole incise per le vie di Borgo Valsugana: “Ci sono uomini di preda, uomini di potere e uomini di fede. Io vorrei essere ricordato tra questi ultimi”. Più attuale di così!
Ascolteremo dunque Cartabia con l’ammirazione che le dobbiamo dopo averla sentita in precedenza a Trento. Del suo saggio sopra menzionato rammentiamo come rievoca l’invocazione a Dio di re Salomone: «Concedi al tuo servo un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male». Non ricchezze, potere o lunga vita, ma «un cuore docile» è la richiesta del re d’Israele: che vuol dire ricco di pazienza, versato alla conoscenza, «capace – precisa Cartabia – di abbracciare la complessità e la profondità delle azioni umane». Da qui parte il raffronto con Edipo, il tragico re di Tebe che personifica la drammatica condizione umana: «ambisce a grandi cose, eppure è imperfetta nel conoscere, prima ancora che nel decidere». Edipo non sa che ha ucciso suo padre, non sa che ha sposato sua madre, non gli possiamo quindi accollare una colpa per queste infamie; eppure ha agito con superbia, quella che i Greci definiscono il peccato di hybris, la dismisura: travolto dalla frenesia «non sa – al contrario di Socrate – di non sapere». Occorreva invece agire con prudenza, occorreva ascoltare prima di agire, giudicare e decidere. «Io dunque – confesserà alla fine – senza sapere nulla, giunsi dove giunsi». E «matura in lui – commenta Cartabia – una modestia, un realismo, una compostezza che contrasta con la dismisura della sua giovinezza». Continua ad assillare Edipo un grande rincrescimento: è dalla pazienza del conoscere che «viene prudenza nell’agire». Prudenza «come qualità essenziale – continua magnificamente Cartabia – di chi amministra la giustizia, come capacità di osservare, ascoltare, cogliere, guardare in ogni direzione»; non a caso «il diritto che scaturisce dall’attività dei tribunali assume il nome di giurisprudenza: iuris prudentia. La iustitia richiede iuris prudentia». Si potrà anche dire «equilibrio, come richiama la presenza di una bilancia nelle mani della dea bendata» che appare in tanti tribunali. Eppure quante azioni giudiziarie squilibrate abbiamo rilevato nella storia, quante hanno risentito degli umori e delle contese talora crudeli del tempo corrente? Occorre essere misurati, proprio per evitare che ci sia uno scarto troppo grande tra verità giudiziale “immediata” e verità “storica” inevitabilmente più meditata e liberata dalle passioni del momento. Insomma, stiamo attenti ai mitizzati giustizieri d’ogni tempo; anche i racconti biblici – sopra tutti il “Qoelet” – lo suggeriscono: la giustizia del sapiente è prudente, quella del presuntuoso è intrisa di superbia.
Il magistero di Marta Cartabia aiuta molto ad essere più sereni, più fiduciosi nelle istituzioni. Siamo certi che dirà cose buone e giuste anche a Pieve Tesino sul futuro dei diritti costituzionali e dei doveri di solidarietà in questo tribolato 2020.

Nicola Zoller
-collaboratore della storica rivista “Mondoperaio”, fondata da Pietro Nenni



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