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TRUMP HA DIFFUSO CULTURA DELL'ODIO -di Alessandro Pietracci giornale l'Adige, 14 gennaio 2021, p.1 s. In questi giorni ho recuperato un libro, letto in gioventù: “The making of the President”, scritto da Theodore H. White e uscito in Italia con il titolo “Come si fa il Presidente” (Bompiani 1968), resoconto puntuale della campagna presidenziale che ha portato all’elezione di JFK nel 1960. Quello che impressionò allora fu l’elezione del primo cattolico democratico alla Casa Bianca, con un programma sicuramente innovativo, enunciato nel discorso di accettazione della candidatura (noto come “La nuova frontiera”), dopo gli 8 anni di presidenza del repubblicano Eisenhower, dopo una campagna elettorale giocata abilmente dai democratici. Nessuna rivolta, nessuno scontro di piazza, nessuna accusa di brogli elettorali e di elezioni rubate da parte dello sconfitto Richard Nixon, vice presidente uscente, accuse che ci potevano stare visto l’esiguo margine nel voto popolare. Potremmo ricordare le elezioni del 2008 che videro Barack Obama, primo afroamericano eletto alla casa Bianca: il passaggio dei poteri avvenne in modo assolutamente tranquillo ed ordinato, anche per l’ampio margine di voti, più di dieci milioni che lo dividevano dallo sconfitto John Mc Cain. Qualcuno potrà dire: erano altri tempi, c’erano altri problemi, altre erano le “consegne politiche” e magari anche diverse le personalità in campo! Quello che invece ha impressionato in queste settimane, a di là di quanto abbiamo visto, letto e forse vedremo nelle prossime ore, é lo strappo con la storia della democrazia americana. Mai, infatti, era avvenuto che un Presidente sconfitto fosse l’ispiratore diretto di un maldestro tentativo di “colpo di stato”, perché di questo forse si parlerà in futuro. L’assalto vero e proprio con l’occupazione del Campidoglio, da parte delle truppe trumpiane che s’insinuavano tra i cordoni militari e ingaggiavano con essi una vera battaglia, rimane una gravissima offesa alle istituzioni democratiche americane che non potrà mai essere dimenticata. Vicende simili non si erano mai viste nella storia degli Usa, nemmeno nel 1876, dopo la fine della guerra di secessione, quando i due candidati presidenti per mesi non riconobbero, l’uno, la vittoria dell’altro, ma alla fine riuscirono a trovare un modus vivendi riconoscendo la vittoria del repubblicano Hayes. Più recente é l’incerto risultato della sfida tra George Bush e Al Gore del 2000 con quest’ultimo che dopo diversi giorni fu indotto a riconoscere la vittoria dell’altro (soltanto 537 voti in più) per il bene della democrazia, che riteneva superiore a qualsiasi, pur dovuta e forse fondata, contestazione. Trump, in queste settimane, ha oltraggiato ed annichilito l’America, prima col tentativo, senza prove, di dimostrare che le elezioni nella più grande democrazia del mondo moderno fossero una volgare truffa ben organizzata dai democratici, dall’establishment e dal sistema dominante di Washington per assegnare la vittoria a Biden che aveva perso dando lui per sconfitto, poi nello scatenare i suoi sostenitori all’attacco del Parlamento. Il tardivo invito ai rivoltosi di andare a casa in pace rispettando le forze dell’ordine, nulla toglie all’oltraggio, tanto più forte perché fuori dalla logica e dalla realtà. Ma come si può credere che un assalto e un’occupazione del Congresso (Camera e Senato) possano svolgersi in modo pacifico bloccando il processo democratico in corso? E soprattutto come si fa a ritenere che un atto del genere possa portare acqua al proprio mulino? I maldestri rivoltosi sono stati respinti, senza impedire al Congresso di procedere alla certificazione del risultato elettorale e Trump ha finito per rimanere sempre più isolato anche nel suo stesso Partito, quel partito repubblicano, che per primo ne ha denunciato le responsabilità con espressioni come: “Questa non è l’America”. Tutto ciò mentre i leader della destra del nostro Paese continuavano a giustificare il comportamento di Trump e le sue ossessioni persecutorie e dunque a diffidare del valore della democrazia. La destra populista e anti democratica é da tempo cresciuta anche in Europa proprio grazie alla dottrina Trump del ” prima l’America”, che in modo casereccio è divenuta: ” prima l’Italia, prima il Trentino” e via dicendo. In questo la protervia di Trump ha funzionato da catalizzatore di un processo di delegittimazione della democrazia anche in Europa. Se una parte dell’America considera le elezioni ormai alla stregua di una presa in giro; se ai confini della nostra Europa si combatte la democrazia liberale e purtroppo anche in numerosi altri Stati europei, quali la Polonia e L’Ungheria; se in Brasile trionfa un ex colonnello che considera la democrazia un intralcio ed esalta il vecchio regime militare, come possiamo non preoccuparci volgendo lo sguardo altrove? Al di là della sorte personale di Trump, che magari finirà inchiodato per reati fiscali e non solo, questa deriva antidemocratica che ha abbacinato quasi metà degli elettori americani potrebbe non arrestarsi con la sua uscita di scena e diffondere ancora la cultura e la pratica del suprematismo, della violenza, del razzismo, dell’intolleranza e dell’odio. Alessandro Pietracci Segretario Provinciale del PARTITO SOCIALISTA ITALIANO torna in alto |