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“Dimenticare Berlinguer”- 25 maggio 2022

“Dimenticare Berlinguer” a cento anni dalla nascita
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-di Nicola Zoller

Il centesimo anniversario della nascita di Enrico Berlinguer è stato giustamente commentato da tutti i media, considerando il leader comunista un grande protagonista del Novecento. Ma – c’è da aggiungere – anche per questo responsabile di tanti problemi italiani. L’ha ricordato con più efficacia di altri una personalità culturale e politica come Miriam Mafai, che non può essere sospettata di prevenzioni contro Berlinguer: lei stessa fu giovane comunista, compagna di Giancarlo Paietta, infine parlamentare del Pds. Mafai l’ha scritto in un saggio del 1996, intitolato “Dimenticare Berlinguer” (Donzelli editore); purtroppo questo libro è stato – quasi per ripicca del sistema politico/mediatico della seconda repubblica – quasi totalmente “dimenticato”. Perché? Parlava ‘controvento’ di due questioni.
1) La costruzione ideologica berlingueriana del “compromesso storico” è stata un danno per la sinistra, impedendole di crescere come forza autenticamente socialdemocratica. Addirittura secondo un altro insospettabile, Luciano Violante, citato da Mafai, la portata “consociativa” del compromesso storico avrebbe avuto l’effetto illiberale di sovrapporre la maggioranza di governo alle istituzioni statali, “un vero crack della democrazia” afferma testualmente Violante.
2) Sulla “questione morale” tanto declamata, Berlinguer in realtà era impresentabile. Finita ogni illusione sul comunismo, Berlinguer infatti cercò di presentare il Pci come “diverso”: e invece era il ricettacolo dei maggiori finanziamenti irregolari sia estero-sovietici, sia del sistema economico-cooperativo italiano (si veda il libro di Gianni Cervetti, responsabile dell’organizzazione comunista nella segreteria berlingueriana, “L’oro di Mosca”, Baldini & Castoldi). Lo stesso Berlinguer si interessò personalmente dei soldi collegati all’import-export sovietico, come testimoniano le carte ora desecretate del Pcus, e riportate nel libro “L’Italia vista dal Cremlino” (ed. Viella, 2015). Ciononostante sono cresciuti tanti emuli tardivi di Berlinguer, pronti a denunciare l’immoralità degli altri per nascondere la propria. Un moralismo falso che ha impedito la crescita di un’autentica sinistra democratica, lontana da un giustizialismo sommario altrettanto mendace.
Non “dimenticare” il libro di Miriam Mafai sarebbe un modo serio di fare i conti con tante altre storie.
Nicola Zoller



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