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RICOSTRUIRE ASSOCIAZIONI E PARTITI - 5 agosto 2022

Cittadini e futuro
RICOSTRUIRE ASSOCIAZIONI E PARTITI
-di Nicola Zoller
Giornali ALTO ADIGE e l’ADIGE- 5 agosto 2022

Paolo Pombeni ha recentemente scritto sui giornali “Alto Adige” e “l’Adige” (20 luglio 2022) un intervento sulla «crisi senza fine dei partiti italiani». È un tema ricorrente, «senza fine» appunto. L’ho ritrovato descritto con amorevole, disincantata passione in un recente saggio di Sabino Cassese “Una volta il futuro era migliore”(Solferino, 2021). Attraverso la sua lettura e comprensione, provo a presentare il tema e ad indicare una delle soluzioni.
Ho appena detto «amorevole» perche Cassese compara con efficacia il presente con il passato, rammentando che adesso – anche grazie alle forze politico-istituzionali succedutesi nel tempo – si sta meglio, davvero. L’aspettativa di vita degli italiani è tra le più alte del mondo (è passata dai 40 anni di fine Ottocento agli 82 anni di oggi); solo 1 abitante su 6 al mondo dispone di quello che hanno gli italiani: acqua corrente potabile, servizi igienici, energia elettrica, protezione sociale, ospedali, pensione; siamo ben nutriti tanto che la nostra statura media è cresciuta (prendendo il caso dei maschi, dai 166 cm del 1914 ai 174,5 del 1980 e da allora va sempre più aumentando); dall’Unità d’Italia «la crescita economica ha migliorato soprattutto le condizioni di vita delle classi popolari: la quota di reddito andata al quinto più povero della popolazione è cresciuta 13 volte, quella andata al quinto più ricco di 5 volte»; infine «l’Italia, prima della pandemia del 2020, era la seconda industria manifatturiera d’Europa per valore aggiunto e la quinta potenza mondiale per più alto surplus commerciale con l’estero nei manufatti».
Ma dico anche che Cassese ammette con «disincantato» rammarico che ci sono molte ombre, specialmente sulla menzionata questione dei partiti, ma non solo: anche quella del sistema informativo, che contribuisce fortemente alla crisi della vita politica. «Lo Stato – ricorda Cassese – si fonda sui suoi cittadini e conta sulla loro partecipazione, i cui strumenti fondamentali sono i partiti e i giornali». Abbiamo letto bene? Partiti, giornali? Di cosa stiamo parlando nel 2022? I partiti sono liquefatti, o meglio vuoti: «il numero degli iscritti ai partiti è oggi intorno a poco più del 10 per cento degli iscritti della metà del secolo scorso». Quanto ai giornali «la diffusione dei quotidiani dal 1990, in trent’anni, si è ridotta di circa i due terzi (i giornali perdono quota a ritmi dal 7 al 10 per cento per anno)». La comunicazione è cambiata: «Si accede a molte più notizie e molto più agevolmente, tramite il web, ma minore è la selezione perché non siamo guidati da specialisti (i giornalisti) nell’interpretarli (quel che viene chiamato loss of gatekeepers, la perdita dei custodi, ovvero dei filtri). Si allarga il divario tra fatti e loro narrazione, e in questo divario crescono le notizie false, con l’incapacità di distinguere tra reale, artefatto e falso, la sostituzione del linguaggio complesso con quello semplificato. La possibilità di collegarsi in rete e di comunicare a gruppi di persone, indirizzandosi a gruppi di utenti, modifica atteggiamenti e aspettative dell’individuo rispetto alla collettività, nutre impressioni di potenza, perché ciascuno può far sentire la propria voce come l’attore in un teatro, il comiziante in una piazza, il conduttore in una trasmissione televisiva. Le nuove tecnologie creano nuove confuse aspettative di maggiore partecipazione». Ci si aspetta tutto dal web, ma intanto cresce il disprezzo per la democrazia parlamentare, i Parlamenti «vengono svuotati».
Una volta c’era un antidoto, «c’erano – narra Cassese – grandi associazioni della società civile, sindacati e partiti, che univano milioni di iscritti (circa il 20 per cento della popolazione vi aderiva), i quali si incontravano, discutevano, sceglievano programmi, selezionavano persone, andavano in piazza a far sentire meglio la loro voce, competevano, formavano con apposite scuole iscritti e seguaci, esprimevano la propria opinione su tutto, erano mossi da radicate ideologie, coltivate da intellettuali, oltre che da politici di mestiere, disponevano di giornali... Tutto questo ora è svanito».
Eppure – questo è il messaggio finale – sarebbe importante ritornare a coltivare questo rapporto cittadini/associazioni/partiti, questa «esperienza nella società», altrimenti si sviluppa un neo-individualismo che impedisce la crescita di una nuova classe dirigente. Le democrazie hanno bisogno di quest’ultima, la quale può svilupparsi dando la possibilità a tutti di accedervi. Come? Con istruzione, competenza, e quella citata esperienza nella società e nella vita delle associazioni e – segnatamente – dei partiti, come indicato all’articolo 49 della nostra Costituzione, “la più bella del mondo”: «Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale».

Nicola Zoller
segretario regionale Psi, collaboratore della storica rivista “Mondoperaio”




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