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Battisti rimosso dagli ignoranti
14.4.2014

Battisti rimosso dagli ignoranti

Se si arriva a rimuovere un segno significativo della nostra storia, vuol dire che chi l’ha fatto sa di avere la coscienza poco pulita. È successo per il cippo eretto sul Corno Battisti in memoria di Cesare Battisti: è stato divelto e fatto sparire, mentre per fortuna “resiste” quello di Fabio Filzi, che lo affiancava. Ha proprio ragione l’autore e regista Andrea Castelli a dire, come ha fatto recentemente, che alcuni trentini ancora “non lo conoscono”. Lo considerano un “traditore”: eppure la storica Maria Garbari (si veda “l’Adige” del 9 novembre 2015) aveva chiarito che quella parola non ha senso: «Tutte le nazionalità costituenti l’impero austroungarico – oltre ad austriaci e ungheresi, c’erano cechi, slovacchi, polacchi, ucraini, sloveni, croati e serbi, rumeni, italiani e ladini– stavano perdendo la speranza di poter tutelare la loro identità in uno Stato realmente federale. La guerra 1914-1918, anziché creare la solidarietà fra quei popoli, contribuì allo sfascio dei possedimenti asburgici. La lotta in difesa della propria nazionalità, combattuta magari con l’espatrio, la diserzione, il passaggio al campo opposto, fu un tradimento? Ma allora l’intera Europa pullulava di traditori cechi, slovacchi, croati, polacchi, romeni, italiani…». Come sarebbe il caso di Tomáš Masaryk – parlamentare a Vienna come Battisti – che fondò la legione cecoslovacca, con decine di migliaia di combattenti contro l’Austria-Ungheria, schierati anche sul fronte italiano: diventerà primo presidente della repubblica cecoslovacca nata il 14 novembre 1918.
A chi più volte ha provato a infangare la memoria di Battisti, vanno ricordate le parole di Claus Gatterer, lo storico sudtirolese che ha voluto far conoscere Battisti all’opinione pubblica austriaca, ha scritto in “Cesare Battisti, Porträt eines 'Hochverräters' ”(Europa Verlag, Wien, 1967): «Gli ideali battistiani attingono a due fonti: il Risorgimento italiano e il socialismo d’Austria-Ungheria. In Battisti questi ideali si erano pienamente fusi. Rappresentavano le direttrici per una vita e per un’opera di rara coerenza»: possiamo ritenere che tali parole, per la fonte da cui giungono, siano chiare per tutti. Decisiva infine appare la dichiarazione, ricordata sul “Corriere della Sera” del 6 luglio 2014, espressa dal leader sudtirolese Silvius Magnago che ha spiegato a tutti: «Cesare Battisti fu un uomo che sacrificò la vita per i suoi ideali e dunque è degno della stima anche di coloro che come gli austriaci lo condannarono a morte».
È sperabile che chi dopo più di cento anni prova ancora a seminare rancori con cattive azioni, si calmi meditando sulle parole di Garbari, Gatterer e Magnago oltre che sull’esperienza di Masaryk.

Nicola Zoller, collaboratore della storica rivista socialista “Mondoperaio”



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